Il regime iraniano
accusa le organizzazioni estere

05/01/2010

Il ministero dell’intelligence e della sicurezza iraniano ha accusato organizzazioni straniere di finanziare i gruppi di opposizione al regime. Il ministro Heydar Moslehi ha poi aggiunto che diversi stranieri sono stati arrestati per aver aiutato (direttamente o indirettamente) le recenti proteste nel giorno dell’Ashura, il 27 dicembre scorso.   Moslehi si è poi scagliato contro i Mojahedin e-Khalq (MeK) accusandoli di aver organizzato e istigato le rivolte. I MeK, nati intorno al 1965 con lo scopo di rovesciare lo scià, si batterono contro la Repubblica Islamica sin dai primi anni ottanta, ma furono costretti a fuggire in Iraq nel 1981 per scampare alla repressione – dall’Iraq continuarono a lanciare operazioni contro il regime. Attualmente però i MeK hanno le mani legate, perché nel 2003 – al momento dell’invasione dell’Iraq – gli Stati Uniti fecero un accordo con Teheran per tenerli a bada.   Le accuse del ministero dell’intelligence sono difficilmente verificabili e non paiono quindi attendibili. È probabile invece che il regime abbia deciso di scagliarsi contro le organizzazioni straniere per fornire una giustificazione ideologica alla crescente repressione e agli arresti di massa e consolidare ulteriormente la presa sul potere.   Attualmente gli Stati Uniti si trovano in difficoltà, dato che la Repubblica Islamica non sembra intenzionata a cercare  un compromesso sul nucleare. L’amministrazione statunitense a partire dallo scorso dicembre ha iniziato a tagliare i finanziamenti ai gruppi di opposizione, nel tentativo di rabbonire il regime e convincerlo a trattare. Ma le recenti accuse di Teheran sembrano confermare per l’ennesima volta che il regime non intende dialogare con la comunità internazionale, ma è pronto a dare battaglia a chiunque cerchi di sbarrargli la strada – sia all’interno che all’estero.   A cura di Davide Meinero    

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