10 gennaio 2009
Il Medio Oriente nell’arco del 2009 è stato teatro di numerose battaglie, e per ora non si intravvedono segni di miglioramento. La situazione appare piuttosto complicata soprattutto in Afghanistan, Pakistan e Iran, il che fa presupporre che anche nel 2010 il livello di attenzione degli Stati Uniti e della comunità internazionale su questa regione rimarrà alta.
Per quanto riguarda l’Iran, la pazienza della comunità internazionale nei confronti del regime si sta esaurendo: la Repubblica Islamica non intende rinunciare all’arricchimento dell’uranio, dunque le trattative sono giunte ad un punto morto.
Siamo quindi arrivati ad un momento cruciale: Israele e gli Stati Uniti infatti ora devono scegliere se sono disposti a convivere con un Iran nuclearizzato o se intervenire militarmente per evitare che questo accada. La strada delle sanzioni non sembra infatti percorribile, dal momento che senza la collaborazione di Cina e Russia non è possibile ottenere risultati concreti.
In Afghanistan la situazione è ancora piuttosto precaria e sono in molti a dubitare che la guerra possa essere vinta. Obama recentemente ha rafforzato il contingente militare nel tentativo di creare un margine di sicurezza tale da consentire al governo Karzai di creare e addestrare il proprio esercito e le proprie forze di polizia. Esistono comunque due problemi di fondo:
1) il governo afgano è tutt’altro che stabile;
2) indipendentemente dal tipo di esercito che nascerà in Afghanistan, questo sarà senz’altro intriso di elementi che simpatizzano per il Talebani, il che complica ulteriormente la situazione.
Il presidente statunitense ha comunque aggiunto che l’impegno americano non sarà infinito e che le truppe inizieranno a ritirarsi già a partire dal 2011. Con questa strategia Obama ha voluto ribadire che gli Stati Uniti lasceranno il paese il più presto possibile, ma non senza aver fatto prima tutto ciò che era in loro potere.
In Pakistan negli ultimi mesi l’esercito ha lanciato un’operazione contro i jihadisti che si erano espansi nella valle di Swat spingendosi poi oltre, fino al Waziristan meridionale, nel tentativo di sedare la ribellione definitivamente. In risposta i Talebani hanno incrementato il numero degli attentati nel cuore del Pakistan.
Washington e Islamabad hanno idee diverse su come combattere la minaccia talebana: d’altronde il Pakistan ha contribuito alla creazione dei Talebani, e quindi può tranquillamente convivere con un Afghanistan talebanizzato, purché i ribelli non intacchino il potere del governo pakistano. Al contrario gli Stati Uniti vorrebbero che Islamabad prendesse misure più decise contro i Talebani per annientarne definitivamente il potenziale bellico.
Anche la Russia giocherà senz’altro un ruolo importante in Medio Oriente. Negli ultimi anni Mosca ha vissuto un periodo di ascesa e continuerà quindi ad essere una spina nel fianco per gli Stati Uniti. Il Cremlino vuole che Washington riconosca il primato della Russia sulle ex repubbliche sovietiche – Georgia, Ucraina, paesi baltici, e altrove – ma dato che gli Stati Uniti non sembrano disposti a cedere, continuerà a intromettersi nella disputa sul nucleare iraniano e se ne servirà per ricattare gli Stati Uniti e spingerli ad accettare il suo ruolo egemone nella regione.
A cura di Davide Meinero
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