Uno sguardo
sul 2010

14/01/2010

Proviamo a stilare un bilancio di quanto è accaduto nel 2009, e formulare  ipotesi per il futuro. Dopo un intervallo di relativa calma in seguito al crollo dell’Unione Sovietica, si è riaccesa la competizione fra Russia e Stati Uniti a livello globale. Mosca ha approfittato della debolezza degli Stati Uniti, attualmente impegnati su due fronti in Iraq e in Afghanistan, per riconquistare lo spazio perduto nel decennio precedente e guadagnarsi nuovamente lo status di potenza mondiale. Ma vediamo nei dettagli che cosa possiamo aspettarci per l’anno venturo.   L’ascesa della Russia   A partire dal 2001 l’attenzione degli Stati Uniti è stata rivolta ai conflitti in Afghanistan e in Iraq, e sicuramente lo sarà ancora  per tutto il 2010. Lo garantisce la decisione del presidente Barack Obama di inviare nuove truppe in Afghanistan. Mosca ha approfittato della situazione per riaffermarsi sulla scena mondiale e riconquistare gli spazi persi dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Nel 2010 la Russia cercherà di ridurre ulteriormente l’influenza dei Turchi e degli Occidentali da Kazakistan, Ucraina, Bielorussia, Armenia e Azerbaigian,  e di dar vita ad una nuova unione politica che riunisca la maggior parte delle ex repubbliche sovietiche – la recente unione doganale fra Russia, Bielorussia e Kazakistan è un passo all’interno di tale strategia.   Sul piano interno però la Russia sta attraversando un periodo di crisi: a partire dal 2009 infatti il governo ha dato il via a un progetto di riforme per disfarsi delle aziende statali inefficienti e sbarazzarsi dei manager incapaci. Le riforme, che dovrebbero dare un nuovo impulso all’economia russa, rischiano di creare una frattura fra i due clan rivali che dominano la politica russa da circa un decennio, e potrebbero scatenare  una feroce lotta per il potere. Putin però farà di tutto per mantenere la stabilità nel paese ed evitare che la guerra fra le due fazioni faccia cadere il governo.     La crisi mediorientale   Con l’incremento delle truppe in Afghanistan  inevitabilmente dovranno aumentare i rifornimenti diretti alle truppe. Washington sarà costretta a cercare accordi con alcune delle ex repubbliche dell’Unione Sovietica - su cui la Russia continua ad avere un notevole potere - per aumentare le vie di approvvigionamento. Gli Stati Uniti dovranno probabilmente offrire maggiori concessioni ai Russi in cambio della loro collaborazione.   Per quanto riguarda l’Afghanistan, aumentando il numero delle forze sul terreno l’amministrazione statunitense vuole cambiare le regole del gioco e porre definitivamente fine al conflitto. I Talebani afgani difficilmente scenderanno a patti con le forze della coalizione e il governo Karzai, ma al contrario continueranno a scagliare attacchi ‘mordi e fuggi’ per rafforzarsi all’interno, ed evitare di essere schiacciati dagli Americani o di finire nelle mani di movimenti jihadisti transnazionali come al Qaeda.   In Pakistan Islamabad è a rischio di rottura sia con Washington che con i jihadisti, che continuano a scagliare attacchi su suolo pakistano. La leadership di al Qaeda non si trova più in Afghanistan, ma si è spostata in Pakistan, dunque nei prossimi mesi aumenterà il numero di raid statunitensi nel territorio pakistano – soprattutto usando droni e forze speciali. Sull’onda degli attacchi statunitensi l’esercito pakistano dovrà incrementare i propri attacchi contro i ribelli, che come reazione intensificheranno gli attacchi su suolo pakistano - soprattutto in Punjab.  Washington vorrebbe che Islamabad prendesse seri provvedimenti contro tutti i jihadisti, ma per ora il governo pakistano non sembra disposto a collaborare, ma al contrario continua a servirsi di una parte dei terroristi per contrastare l’India.   Nell’ultimo periodo si sono fatte più insistenti le voci di un imminente attacco terroristico in India con lo scopo di scatenare un conflitto fra Islamabad e Nuova Delhi. Se questo succedesse realmente, il Pakistan sarebbe costretto a spostare una parte delle truppe sul confine orientale, sguarnendo il fronte occidentale e riducendo la pressione sui jihadisti nelle regioni di  confine con l’Afghanistan. Sin dall’attacco di Mumbai del 2008 i servizi segreti di India e Stati Uniti stanno collaborando strettamente per evitare che si verifichi un attentato, ma si tratta di un compito alquanto arduo.   Israele ritiene che il programma nucleare iraniano sia ormai giunto a maturazione, e che rappresenti quindi una minaccia per la sopravvivenza dello stato ebraico. Gli sforzi diplomatici internazionali sono mirati non solo a impedire che la Repubblica Islamica si doti di un arma nucleare, ma anche ad evitare che Israele lanci un attacco contro le installazioni nucleari iraniane – che spingerebbe la Repubblica Islamica a reagire bloccando il traffico di petrolio nel golfo persico.   Visto il gran numero di attori ed interessi in gioco – da una parte Israele che intende fermare il programma nucleare iraniano, dall’altra l’Iran che continua a sfuggire ai controlli cercando di rinfocolare la ribellione in Iraq e in Afghanistan, dall’altra ancora la Russia che farà di tutto per evitare che la tensione si smorzi per continuare ad espandersi a piacimento nelle ex repubbliche sovietiche – è  difficile prevedere con sicurezza che cosa capiterà nel 2010.   La recessione   Il mondo sta lentamente uscendo dalla crisi economica, ma vi saranno ancora molte ripercussioni di carattere regionale, soprattutto in Cina – la cui economia basata sulle esportazioni dovrà far fronte al calo della domanda internazionale - e in Europa. Le banche europee infatti hanno sino ad ora dichiarato a bilancio solo la metà dei titoli tossici che hanno in portafoglio (circa un trilione di euro), e anche questa metà è stata svalutata soltanto della metà. Per salvare le banche l’Europa potrebbe dover mettere in atto politiche troppo espansive, che potrebbero danneggiare la salute dell’euro.   Nella maggior parte dei paesi la ripresa economica non è ancora sufficiente per portare a una ripresa dei consumi - non va dimenticato inoltre che in Europa molti paesi basano la propria economia sulle esportazioni. La stasi dei consumi frenerà la crescita in Asia e - in misura minore - in Europa. Vi è però una nota positiva: l’eccesso di produzione rispetto alla domanda manterrà basso il tasso d’inflazione ancora per qualche tempo.   La Turchia   La Turchia si sta riaffermando come grande potenza, ma per ora preferisce evitare situazioni di conflitto con altri paesi: Ankara preferisce acquisire maggiore esperienza nel giocare un ruolo internazionale, prima di scontrarsi con le altre potenze regionali. I Turchi non hanno i mezzi per evitare che scoppi una guerra fra Iran e Stati Uniti, e allo stesso tempo non hanno nessuna intenzione di essere coinvolti nel loro eventuale conflitto armato. Preferiscono poi non sfidare i Russi nel Caucaso, ed è quindi probabile che l’influenza turca nella regione diminuisca ulteriormente nell’arco del 2010. Ankara però si concentrerà su altre due zone di interesse: sui Balcani, specialmente sulla Bosnia, e sull’Iraq, da cui gli Americani vogliono ritirarsi il prima possibile.   In Iraq si terranno le elezioni parlamentari all’inizio di marzo. Se uno qualsiasi dei contendenti si sentisse messo da parte, potrebbe decidere di ricorrere nuovamente alle armi e rimettere in piedi le milizie che negli anni scorsi hanno trascinato il paese in una spirale di violenza inaudita. Il 2010 sarà senz’altro un anno difficile per l’Iraq, indipendentemente dall’esito delle elezioni (che con ogni probabilità vedranno una crescita del potere dei Sunniti rispetto ai Curdi) e ci permetterà di capire se il paese iracheno sarà in capace di camminare con le proprie gambe nei prossimi anni.   L'America Latina   Negli ultimi dieci anni sono avvenuti molti cambiamenti in America Latina: il Venezuela e la Bolivia hanno sviluppato un forte anti-americanismo, l’Argentina ha subito un drammatico tracollo finanziario, la Colombia e il Messico hanno dichiarato guerra ai cartelli della droga e il Brasile ha iniziato a crescere a ritmi piuttosto elevati. È probabile che nel 2010 la situazione rimanga invariata.
L'Europa
  In Europa la ratifica del Trattato di Lisbona permetterà a Germania e Francia di consolidare il loro potere sull’Unione Europea, ma allo stesso tempo aumenterà il malcontento nei paesi dell’Europa dell’est, timorosi del rafforzamento della potenza russa – che invece Berlino e Parigi non intendono ostacolare. 
  A cura di Davide Meinero    

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