La Bosnia-Erzegovina rivoluziona l'esercito

18/01/2010

L’11 gennaio 2009 un portavoce dell’esercito bosniaco ha annunciato di voler lasciare a casa i soldati che hanno più di 35 anni e che hanno militato nell’esercito per più di quindici anni - circa 2750, ovvero più della metà – per rimpiazzarli con giovani soldati.

Sarajevo ha deciso questa ristrutturazione militare per far fronte alle crescenti difficoltà economiche.  La guerra del 1992-95 ha lasciato la Bosnia-Erzegovina in ginocchio e la crisi economica dello scorso anno ha dato il colpo di grazia all’economia del paese, già sofferente a causa delle divisioni fra le diverse componenti etniche, che impediscono al governo centrale di adottare una politica economica unitaria. Infatti anche prima della crisi il livello di disoccupazione era pari al 40%.

Questa decisione però rischia di intaccare l’unica vera istituzione multietnica funzionante del paese: l’esercito. L’esercito infatti è costituito dalle varie etnie – Bosniaci, Croati e Serbi – nelle proporzioni del censimento del 1991 (prima della guerra civile) e negli ultimi anni è stato addestrato dalle forze statunitensi. Ma a causa della crescente rivalità le due entità che formano la Bosnia-Erzegovina – la Repubblica Srpska, a maggioranza serba, e la Federazione Serbo-Croata – negli ultimi anni hanno deciso di tagliare i fondi all’esercito per finanziare ognuna le proprie forze di sicurezza – creando così il divario fra le due entità.

Non è ancora ben chiaro che cosa faranno i militari dopo aver deposto la divisa. Molti hanno una grande esperienza e potrebbero essere reclutati da agenzie private e mandati nelle regioni più “calde” del pianeta – Medio Oriente, Africa, etc. Esiste comunque il rischio che una parte dei soldati – per necessità o per ideologia - inizi a collaborare con gli estremisti, costantemente alla ricerca di professionisti capaci di dirigere campi di addestramento per terroristi.

 

A cura di Davide Meinero

 

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