Fatwa
dallo Yemen

20/01/2010

In risposta alle operazioni statunitensi mirate a stanare i terroristi di al Qaeda dallo Yemen, il 14 gennaio 2010 lo sceicco Abdul Majeed al-Zindani – un importante studioso islamico che collabora apertamente con i terroristi, nonché uno dei mentori spirituali di Osama bin Laden – ha emesso una fatwa (un decreto di carattere religioso) contro chiunque osi intervenire politicamente o militarmente negli affari dello Yemen. Il decreto è stato appoggiato da circa 150 sceicchi e imam.    Secondo il decreto, “nel momento in cui un esercito straniero invaderà il paese, la jihad diventerà obbligatoria”.  Inoltre “ogni forma di collaborazione fra lo Yemen e una qualsiasi potenza straniera viola la Shari’a, e quindi non si deve permettere a nessun governo straniero di installare basi militari in territorio yemenita”. Pochi giorni fa al-Zindani aveva già dichiarato che le operazioni militari statunitensi contro le cellule di al Qaeda equivalgono ad un’occupazione.   Al-Zindani, che gode di grande rispetto in Yemen, è il presidente e fondatore dell’istituto religioso sunnita Jamiyat Al-Iman della periferia di Sanaa - dove hanno studiato John Walker Londh, l’Americano convertito al Jihad, e il nigeriano Umar Farouk Andulmutallab, che recentemente ha cercato di far saltare in aria un aereo. Al-Zindani negli anni ’80 organizzava il trasporto di jihadisti yemeniti e sauditi verso l’Afghanistan per combattere i Sovietici. Fa ancora parte del consiglio consultivo del principale partito di opposizione yemenita, Islah, e intrattiene buone relazioni con il presidente Ali Abdullah Saleh.   Le fatwa di al-Zindani sono sempre state prese sul serio dalla comunità salafita-jihadista yemenita e in passato hanno portato alla morte di un politico socialista e di tre missionari – e forse anche all’attentato contro il cacciatorpediniere USS Cole del 2000. Quindi la fatwa del 14 gennaio scorso – appoggiata dal presidente Saleh - non potrà che complicare ulteriormente le operazioni statunitensi contro i terroristi dello Yemen, anche se per ora si tratta di un monito a non intervenire militarmente, e non ancora di una chiamata al jihad.    

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