Strategic Forecast il 22 gennaio scrive in un articolo che fonti di Hezbollah asseriscono di aver pronto un attacco su grande scala ad Israele, preparato in cooperazione con le Guardie della Rivoluzione Iraniane.
L’articolo elenca poi una serie di provocazioni iraniane, che sembrano indicare una volontà di attirare gli Stati Uniti in guerra. O che potrebbero anche interpretarsi come un gonfiare i muscoli per mostrare agli Stati Uniti quante possibilità di reazione ha l’Iran in caso di attacco.
Oltre alla ben nota possibilità di manovrare Hezbollah ed Hamas a proprio piacimento, l’Iran ha la fedeltà della maggior parte degli Sciiti in Libano e in Iraq, e ha un rapporto di collaborazione con al Qaeda, benché sunnita, in Yemen, dove l’Iran addestra e arma da anni anche i ribelli al Houthi, lungo il confine con l’Arabia Saudita. Nella provincia iraniana di Razavi Khorasan ci sono campi di addestramento per jihadisti provenienti dai paesi sunniti della regione. Si dice che la Siria provveda all’accoglienza e alla selezione degli aspiranti terroristi che provengono da vari paesi del mondo, e li inoltri poi nei campi di addestramento delle Guardie della Rivoluzione.
Gli analisti pensano che ci siano i consiglieri iraniani dietro la scelta degli obbiettivi politici di al Qaeda nella penisola arabica: gli ultimi attentati (entrambi falliti) erano rivolti ad uccidere il vice-ministro dell’interno saudita, e a far esplodere un aereo americano in volo. Entrambi obbiettivi di nessun interesse per ribelli yemeniti che vogliano rovesciare il governo del paese, ma che possono interessare l’Iran per dimostrare la sua capacità di far grande danno ai vicini e agli USA.
Gli Stati Uniti sino ad ora non sono mai intervenuti direttamente, ma hanno sostenuto la reazione dell’esercito saudita e dell’esercito yemenita contro i ribelli, così come quella dell’esercito pachistano, evitando di mandare proprie truppe sul terreno.
Gli Iraniani sperano probabilmente di riuscire ad obbligare gli USA a combattere anche in terra saudita e yemenita, oltre che Iraq e in Afghanistan. Gli USA cercano di non cadere nella trappola, ma fanno in modo che siano gli stessi Sauditi, Yemeniti e Pachistani a mandare l’esercito contro i jihadisti. È una guerra dei nervi, oltre che di intelligence. La ribellione di una parte della società iraniana contro il regime degli ayatollah è un’altra faccia di questa lenta guerra a distanza fra l’Iran e gli USA, combattuta tramite interposte persone.
La Guerra Fredda è durata 50 anni. Quanto durerà questa guerra del fondamentalismo islamico contro l’Occidente, iniziata dopo la ‘rivoluzione’ iraniana del 1979?
A cura di Laura Camis de Fonseca
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