Il 22 gennaio 2010, un giorno dopo l’arrivo del segretario della difesa statunitense Robert Gates a Islamabad, l’esercito pakistano ha scagliato un attacco contro la periferia di Miran Shah -capoluogo del Waziristan settentrionale – servendosi di un elicottero e di truppe di terra. Nell’assalto sono stati uccisi almeno due terroristi che probabilmente appartenevano ai Tehrik-i-Taliban.
Con questo attacco il Pakistan intende rassicurare Gates e ricordargli che Islamabad continuerà a cooperare con gli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo. Il portavoce dell’esercito pakistano però ha subito dichiarato che non sono previste ulteriori operazioni nel Waziristan settentrionale e che nei prossimi mesi le truppe si limiteranno a stabilizzare il Waziristan meridionale (vedi mappa a lato). Islamabad finora ha evitato accuratamente di scagliare attacchi nel Waziristan del Nord per via degli accordi di non aggressione stipulati fra l’esercito pakistano e i terroristi di Hafiz Gul Bahadur e di Sirajuddin Haqqani, che operano quasi esclusivamente in Afghanistan.
L’esercito pakistano ha preferito un assalto di terra ad un bombardamento aereo per diverse ragioni:
1) per raccogliere maggiori informazioni di intelligence sul terreno;
2) per evitare di causare troppe morti fra i civili;
3) per non inimicarsi troppo i jihadisti presenti nel Waziristan settentrionale ed evitare che imbraccino le armi contro il governo pakistano.
Questa mossa presenta comunque i suoi rischi: i jihadisti potrebbero fare leva sull’attacco per convincere gli islamisti più moderati a rivoltarsi contro il governo pakistano, il che innescherebbe una spirale di violenza che Islamabad vuole scongiurare – almeno per ora.
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