Il 3 marzo 2010 il primo ministro Karim Masimov è andato in Russia per incontrare il primo ministro Vladimir Putin e discutere della nuova unione doganale fra Russia, Kazakistan e Bielorussia.
L’unione doganale dovrebbe essere il primo passo verso l’integrazione economica fra la Russia e le due ex repubbliche sovietiche. Il presidente kazako Nursultan Nazarbayev, che governa il paese dal 1991, è un nostalgico dell’URSS e dunque è entusiasta della nuova unione. Al contrario Masimov , che da sempre si oppone all’egemonia russa, è convinto che la nuova unione doganale creerà notevoli problemi ai produttori kazaki.
Masimov preferirebbe che Astana si svincolasse da Mosca e si alleasse con Pechino. Il premier kazako intrattiene legami eccellenti con il governo e le aziende cinesi e prima di diventare primo ministro ha lavorato per anni a stretto contatto con i Cinesi. Il Kazakistan intrattiene già numerosi legami con Pechino, specialmente da quando le pipelines (gas e petrolio) dirette in Cina sono diventate operative.
La Russia è molto preoccupata per la posizione di Masimov, che gode di molta influenza in Kazakistan e presto potrebbe diventare presidente – perché Nazarbayev con i suoi settant’anni è già dieci anni oltre l’aspettativa media di vita dei Kazaki.
Durante l’incontro del 3 marzo i due leader hanno affrontato i dettagli dell’unione doganale, e Putin ha colto l’occasione per ricordare a Masimov che il Cremlino non ha intenzione di lasciar uscire il Kazakistan dalla propria sfera di influenza. Mosca ha tuttora numerose armi per ricattare Astana – sociali, politiche, economiche e militari – e non permetterà che un cambio di leadership mandi all’aria i suoi piani.
A cura di Davide Meinero
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