In vista del ritiro degli USA dall'Iraq e del possibile buon esito del 'surge' in Afghanistan - con la collaborazione del Pakistan, gli stati del Medio Oriente stanno rivedendo le proprie posizioni nella regione, stanno riconsiderando le possibili fonti di pericolo e di sostegno in un Medio Oriente da cui fra pochi anni gli USA potrebbero essersi totalmente svincolati. Anche gli Stati Uniti sono molto attivi nel promuovere e intessere una nuova rete di rapporti con e fra gli stati della regione. Chi corre il rischio di trovare molto difficile la guerra della diplomazia è Israele, perché tutti gli altri stanno cercando di offrire un boccone dolce all'opinione pubblica interna e/o ai propri vicini regionali a danno di Israele, per far meglio digerire possibili bocconi amari nel cambio di strategie e di alleanze.
Oggi tutti gli stati arabi a maggioranza sunnita temono la politica aggressiva dell'Iran - e ancor più la temono in vista del ritiro degli Americani.
Questo li porta a condividere l'interesse nel prevenire o contenere azioni militari o jihadiste che possano ulteriormente destabilizzare la regione - e questo probabilmente giocherà anche a favore della sicurezza di Israele nei prossimi mesi. D'altra parte per creare 'fiducia' e mostrare disponibilità al dialogo tutti gli attori regionali - inclusi gli Stati Uniti - hanno a disposizione un gesto che non gli costa nulla: dire a Israele che deve rinunciare a qualche cosa.
È il caso delle recenti dichiarazioni americane sulle costruzioni che Israele ha in progetto a Gerusalemme. Gerusalemme Est è definita territorio 'occupato'. In realtà dalla fine del mandato britannico (1948) in poi Gerusalemme non ha uno status accettato o riconosciuto dalla comunità internazionale. Non è né occupata né 'disoccupata': è un territorio israeliano (da più di 40 anni) che i Palestinesi reclamano per sé, e che la Comunità Internazionale avrebbe voluto internazionalizzare, sotto amministrazione ONU, evitando che diventasse palestinese o israeliana. Chiamare Gerusalemme (che è la capitale di Israele, la sede del parlamento e del governo) 'territorio occupato' è un duro colpo poco 'diplomatico' alla vita stessa di Israele, che si può capire soltanto se lo si considera un boccone lanciato dagli USA agli stati arabi per agevolare i colloqui ed i rapporti.
La diplomazia potrebbe essere più fatale a Israele delle armi?
A cura di Laura Camis de Fonseca
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