Articolo pubblicato su: Hudson New York, 9 marzo 2010
Un membro arabo della Knesset che non perde occasione di andare negli Stati Uniti e in Canada per raccontare a studenti e docenti universitari che Israele è uno Stato di apartheid non è solo un ipocrita e un bugiardo, ma sta anche causando un grave danno ai suoi stessi elettori arabi. Se Israele è uno Stato di apartheid, che cosa ci fa quest'arabo alla Knesset ? “Apartheid” non significa forse che non gli si sarebbe dovuto nemmeno permettere di partecipare alle elezioni?
Fortunatamente, in questo Stato di “apartheid”, i cittadini arabi possono recarsi alle stesse spiagge, agli stessi ristoranti e agli stessi centri commerciali dove si recano gli ebrei. Non solo: possono concorrere ad ogni elezione e anche avere per la prima volta un ministro nel governo (Ghaled Majadlah).
In questo Stato di “apartheid”, la comunità araba dispone di media liberi invidiati da molti palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Ironicamente, un giornale arabo stampato a Nazareth o ad Haifa con l'autorizzazione di Israele gode di maggiore libertà dei media controllati da Hamas e Fatah, così come dalla maggior parte delle corrotte dittature arabe.
Ironicamente, questo membro della Knesset che lamenta l’“apartheid” gode di maggiori privilegi della maggior parte degli ebrei e degli arabi in Israele. Come parlamentare ha diritto di fare molte cose che un cittadino comune non può fare, in gran parte grazie all'immunità di cui gode come funzionario eletto.
La sua immunità parlamentare gli permette di entrare in aree cui i comuni cittadini ebrei ed arabi non hanno accesso. Questo membro della Knesset, per esempio, può recarsi nei territori controllati dall'Autorità Palestinese che per molti anni sono stati interdetti ai comuni cittadini israeliani.
Questo membro della Knesset talvolta può perfino violare la legge visitando paesi “ostili”come la Siria e il Libano e tenendo incontri pubblici con leader di Hamas e Hezbollah.
E' vero, la comunità araba in Israele si è confrontata per lungo tempo con problemi che necessitano di essere affrontati con urgenza. Il maggiore problema è stata e rimane la discriminazione da parte dell'establishment, specialmente quando arriva a toccare l'impiego lavorativo, le infrastrutture e la distribuzione dei fondi pubblici e delle terre. Nondimeno, i cittadini arabi non si stanno battendo per la separazione da Israele. Piuttosto, si stanno battendo per l'integrazione, l'eguaglianza, un trattamento e servizi migliori. I cittadini arabi sono felici di vivere in Israele, uno Stato dove hanno sempre avuto una media di dieci rappresentanti in parlamento. Denunciando Israele come uno Stato di apartheid, il membro della Knesset che è magari volato nel Nord America per farlo, sta di fatto favorendo coloro che cercano di evitare il vero problema: la discriminazione. Concentrandosi sulla questione dell'apartheid sta di fatto deviando l'attenzione dal vero problema e tradendo gli interessi della sua stessa gente.
I cittadini arabi di Israele preferirebbero vedere i loro rappresentanti sedere in parlamento e battersi per l'eguaglianza e per migliori servizi per il settore arabo della società piuttosto che partecipare a una “settimana sull'apartheid in Israele” in una università di Ottawa o Toronto.
Risulta difficile capire come la partecipazione di un membro arabo della Knesset a una settimana sull'apartheid in un campus negli Stati Uniti o in Canada aiuti la causa di un milione e quattrocentomila cittadini arabi di Israele. Di fatto, questo può danneggiare i cittadini arabi e la loro battaglia contro la discriminazione. La presenza di membri arabi della Knesset in questi campus fa il gioco di quegli israeliani che accusano i cittadini arabi, la maggior parte dei quali rimane leale verso lo Stato, di essere una “quinta colonna” e un “nemico interno”. Più gli ebrei sono spaventati dai loro concittadini arabi, più questi ultimi soffriranno.
Il modo migliore di indebolire radicali come questi membri della Knesset è di offrire ai cittadini arabi servizi equi e pienezza di diritti.
Ma Israele deve svegliarsi e incominciare a occuparsi seriamente del problema della minoranza araba, prima che sia troppo tardi.
Traduzione: Fulvio Miceli
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