La Turchia
fuori dalla crisi?

15/03/2010

Il 10 marzo 2010 il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che l’FMI potrà completare l’ispezione annuale sulla stabilità dell’economia turca (come stabilito nell’articolo 4 siglato fra l’FMI e gli stati membri), ma ha ribadito che la Turchia non ha bisogno di finanziamenti ed è capace di sopravvivere senza aiuti esterni.   Da settembre 2008 la lira turca si è progressivamente svalutata rispetto all’euro, ma la crisi finanziaria ed economica non ha raggiunto i livelli drammatici dei paesi emergenti dell’Europa per due ragioni fondamentali: 1) la svalutazione ha reso le merci turche più competitive sul mercato europeo – che assorbe circa metà delle esportazioni della Turchia (pari al 24% del PIL), perciò l’export verso l’Europa non ha subito contrazioni drammatiche. Inoltre a partire dal 2003 Ankara ha iniziato a diversificare le destinazioni  dell’export, rivolgendosi ai mercati dei paesi mediorientali – soprattutto  Libia, Egitto e Siria – su cui il governo turco intende proiettare la propria influenza, e a mercati dell’Africa – Togo e Costa d’Avorio.   2)  Il debito estero della Turchia è di circa 67 miliardi di dollari, equivalenti soltanto al 10% del PIL, e quindi non preoccupante. Grazie a questo la svalutazione della lira turca non ha creato  panico nel sistema bancario turco – a differenza dei paesi dell’est europeo, il cui debito era decisamente più alto.   Inoltre nessuna istituzione finanziaria è crollata e il governo non ha dovuto prendere provvedimenti per riparare l’economia. Le riforme del settore bancario avviate nel 2001 hanno dato frutti positivi: nelle banche turche  la percentuale dei crediti non performanti – ovvero di quei crediti che difficilmente possono essere recuperati – è salito leggermente al di sopra della media, ma senza destare vere preoccupazioni.   Le agenzie di rating Fitch e Moody avevano già espresso a dicembre e a gennaio un giudizio positivo sulla Turchia. Il governo Erdogan si farà forte dei successi dell’economia turca per dimostrare agli elettori di aver fatto un buon lavoro.

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