29 marzo 2010
Il secondo round di negoziati fra il governo tailandese e il Fronte Unito per la Democrazia conto la Dittatura (UDD) – le Magliette Rosse –
si sono risolti in un nulla di fatto.
L’UDD insiste sulla richiesta di sciogliere il parlamento entro due settimane, mentre il governo -guidato dal Partito Democratico - vuole far approvare un emendamento per dar maggiore potere alle elite urbane prima delle prossime elezioni parlamentari – che si dovrebbero tenere fra nove mesi.
Le
Magliette Rosse, cioè i seguaci dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra – attualmente in esilio –
hanno dichiarato di voler intensificare le manifestazioni – che durano ormai dal 14 marzo scorso – per protestare contro la decisione della Corte Suprema, che 26 febbraio scorso ha votato la confisca dei beni di Thaksin.
L’ultima ondata di proteste però non ha avuto i risultati sperati: il numero di dimostranti era molto inferiore alle aspettative e l’effetto sul governo è stato pressoché nullo.
La situazione potrebbe però degenerare: alla vigilia dei negoziati si sono verificate diverse esplosioni e sparatorie – l’ultima esplosione è avvenuta di fronte al cancello della Government House a Bangkok. Dato che i negoziati sono giunti a un punto morto, qualche esponente deluso dell’opposizione potrebbe intensificare il numero di attacchi dinamitardi nella speranza di provocare una dura rappresaglia da parte del governo – che sicuramente sposterebbe parte dei consensi verso l’opposizione.
L
a Tailandia sta attraversando una fase di transizione – dato che il re e una generazione di capi militari stanno per lasciare la scena – perciò il rischio di instabilità si fa sempre più concreto.
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