La Cina, l'Iran
e le sanzioni

19/04/2010

16 aprile 2010  Secondo fonti ufficiali  la Cina ha aumentato le esportazioni di benzina verso l’Iran:  la China National Petroleum Corportation ha inviato all’Iran due cargo da 60.000 barili per un valore di 55 milioni di dollari,  mentre la Sinopec sta progettando di inviare a breve altri 250.000 barili di benzina. Così facendo la Cina rischia di mandare all’aria la strategia di Washington, che sta cercando di formare una coalizione per imporre sanzioni all’Iran.   Il Dipartimento del Tesoro statunitense è riuscito a spingere numerose aziende (americane e non) che operano negli Stati Uniti a ridurre drasticamente  i rapporti commerciali con la Repubblica Islamica.  Washington ha convinto numerose aziende  internazionali – Petronas, Shell, Glencore, Vitol, Trafigura, Daimles, BP, Reliance e LUKoil – a interrompere i rifornimenti di benzina all’Iran.   La Cina però ha approfittato della situazione per aumentare le esportazioni di benzina verso Teheran.  Opponendosi alle sanzioni Pechino sa che incorrera senz’altro nell’ira degli USA, che reagiranno chiedendo con più insistenza alla Cina di portare il RMB (valuta cinese) al valore di mercato. Il governo cinese perciò  ha offerto di partecipare alla stesura di una risoluzione delle Nazioni Unite per imporre nuove sanzioni all’Iran che non colpiscano però il settore energetico,  dato che prima vorrebbe svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio iraniano. Negli ultimi mesi  la Cina ha effettivamente ridotto il volume delle importazioni di petrolio provenienti da Teheran del 40%. 
I Cinesi sanno che non possono permettersi di porre semplicemente il veto alle sanzioni,  perché   gli Stati Uniti impugnerebbero immediatamente l’arma economica per mettere Pechino in difficoltà. Cercano perciò di trovare un compromesso sul filo del rasoio, salvando se possibile capra e cavoli.    

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