13 aprile 2010
Al primo turno delle elezioni ungheresi il partito di centrodestra Fidesz ha ottenuto la maggioranza con il 52,7% dei voti, e anche il partito di estrema destra Jobbik è entrato in parlamento ottenendo il 16,7% dei voti. I socialisti, travolti dallo scandalo del 2006 – quando venne scoperta un’audiocassetta in cui il premier dichiarava che il governo aveva mentito agli ungheresi sullo stato dell’economia – e dalla crisi economica sono crollati al 19,3%.
Fidesz ha ottenuto i due terzi dei seggi e per la prima volta dopo la fine della Guerra Fredda potrà formare un governo non di coalizione. Le elezioni hanno anche confermato l’avanzata del partito di estrema destra antisemita Jobbik, che intrattiene tuttora legami con la Guardia Ungherese (Magyar Garda), un movimento militante nazionalista che predica l’odio contro le minoranze.
Implicazioni interne
Il successo elettorale di Fidesz non è così sorprendente, viste le circostanze. L’ex premier socialista, sopravvissuto allo scandalo del 2006, fu costretto a dimettersi nel marzo del 2009 a causa della crisi finanziaria.
L’economia ungherese, fortemente dipendente dal credito estero, fu una delle prime ad entrare in crisi nell’autunno del 2008. Dopo la caduta del comunismo l’Ungheria visse un periodo di boom economico: le banche estere aprirono numerosi filiali nel paese garantendo all’economia ungherese un flusso costante di denaro a basso costo in valuta straniera – soprattutto in franchi svizzeri - il che stimolò la domanda dei consumatori e favorì la crescita. Ma
con l’insorgere della crisi il credito che fino a quel momento aveva finanziato l’espansione economica venne meno, l’economia ungherese entrò presto in crisi e il valore del forint crollò drasticamente.
Budapest fu il primo paese europeo a ricevere un prestito dal Fondo Monetario Internazionale – cofinanziato dall’UE e dalla Banca Mondiale - pari a 20 miliardi di euro. Attualmente l’economia ungherese sembra essersi stabilizzata, ma la presenza di una grande quantità di debito in valuta straniera – pari al 70% dei prestiti di tutte le banche del paese – rende l’Ungheria estremamente vulnerabile a qualsiasi evento che possa indebolire la sua valuta.
Grazie alla vittoria schiacciante però il futuro governo guidato da Fidesz potrà introdurre riforme strutturali e rimettere in sesto l’economia ungherese.
Implicazioni regionali.
I vicini dell’Ungheria – in particolare Romania, Slovacchia, Croazia, Ucraina e Serbia –
sono piuttosto preoccupati per l’esito elettorale: infatti Fidesz ha una forte impronta nazionalista di cui si serve per espandere l’influenza ungherese nella regione.
L’ultima volta che Fidesz fu al potere il primo ministro Viktor Orban (tuttora leader del partito) fece passare una legge che concedeva benefici – nel settore economico, educativo e sanitario – agli Ungheresi che vivono nei paesi limitrofi.
Non è escluso che Orban decida di estendere loro la cittadinanza ungherese innescando così una crisi con Romania, Slovacchia e Serbia – preoccupate per il comportamento delle minoranze ungheresi, che da anni si battono per ottenere maggiore autonomia.
Vi sono dunque buone probabilità che con la vittoria di Fidesz la tensione nell’Europa orientale aumenti. Anche l’Unione Europea, duramente provata dalla vicenda greca, mostra segni di preoccupazione dal momento che teme di dover affrontare a breve una nuova crisi politica a Est.
A cura di Davide Meinero
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