di Richard N. Haass, presidente del Council of Foreign Relations
Ci troviamo oggi in un periodo di transizione iniziato due decenni fa con la fine della Guerra Fredda. Allora si è passati da un’era di accesa rivalità fra Stati Uniti e Unione Sovietica ad un’era in cui gli Stati Uniti erano l’unica grande potenza mondiale capace di proiettare la propria influenza su tutto il pianeta. […]
Gli USA sono tuttora la più forte potenza del mondo, ma non hanno più i mezzi per mantenere – né tantomeno aumentare – pace e prosperità nel mondo. Sono al limite delle loro capacità, fortemente indebitati, dipendenti dalle importazioni di petrolio, e impegnati in due tremendi conflitti in Iraq e Afghanistan. […] Inoltre gli attuali problemi internazionali, dalla produzione e vendita di armi di distruzione di massa al terrorismo, alla necessità di promuovere il libero mercato, non possono essere gestiti da una singola nazionale. […]
Le alleanze della Guerra Fredda fra Stati Uniti, Europa occidentale a alcuni paesi asiatici come Giappone, Corea del Sud e Australia, non sono più adeguate, ed è necessario includere altri attori mondiali. E Brasile, India e Cina hanno il potenziale per riempire questo vuoto. […]
Ciò che rende grande un paese non sono dimensione, popolazione, esercito o economia, ma come il paese riesce a utilizzare tutti questi punti di forza per influenzare il mondo al di là dei propri confini. I paesi in via di sviluppo purtroppo tendono a vedere la politica estera soltanto come un mezzo per una crescita accelerata, ovvero come uno strumento per avere accesso a nuovi mercati e a possibilità immediate di sviluppo. […]
È ora di ridefinire gli equilibri mondiali. […] Il rafforzamento del G-20 è un passo nella giusta direzione, ma occorre anche effettuare altri cambiamenti sostanziali, come riformare le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, in modo che riflettano gli equilibri planetari attuali. I paesi in via di sviluppo però dovranno aumentare i propri sforzi nel mondo, ad esempio partecipando più attivamente alle missioni di peace-keeping e state-building, promuovendo con maggiore enfasi il libero mercato e combattendo risolutamente il terrorismo internazionale.
Traduzione: Davide Meinero
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