Il 4 giugno 2010 un portavoce del primo ministro Viktor Orban ha dichiarato che l’economia ungherese si trova in una situazione ‘gravissima’ perché il governo precedente ha manipolato i conti sullo stato dell’economia. A quanto pare il deficit del 2010 dovrebbe aggirarsi intorno al 7-7,5% - rispetto all’obiettivo del 3,8%.
Questo annuncio rivela due cose:
1)
la crisi economica non riguarda solo l’eurozona, e dato che il settore bancario europeo si trova in difficoltà e l’economia fa fatica a ripartire, i problemi economici dell’Europa occidentale potrebbero presto espandersi nell’Europa dell’est, già duramente colpita dalla crisi nel 2008-2009;
2)
dopo i paesi dell’Europa occidentale anche gli stati dell’est dovranno necessariamente effettuare tagli sostanziali alla spesa per rimettersi in carreggiata. Questi paesi, essendo fuori dall’eurozona, potrebbero teoricamente ricorrere alla svalutazione per aumentare la propria competitività e risolvere qualche problema di budget, ma dato che la maggior parte dei loro prestiti è in euro, finirebbero con l’aumentare il proprio debito.
Il governo ungherese ha annunciato di voler varare un programma di austerità entro il 7 giugno.
Secondo fonti non confermate anche il governo portoghese potrebbe dover ricorrere alla disponibilità di finanziamenti speciali europei per rifinanziare il proprio debito, in crescita costante.
In risposta alle misure di austerità in tutto il vecchio
continente i sindacati sono sul piede di guerra, e con ogni probabilità ancor più lo saranno nei mesi a venire. Al di là della pressione immediata, queste reazioni eroderanno la base di consenso elettorale di molti governi europei, in primis quelli di Grecia, Spagna e Portogallo, che hanno appena optato per misure drastiche E con i primi segni di instabilità politica potrebbero ulteriormente aggravarsi i problemi economici.
A cura di Davide Meinero
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