La Repubblica Islamica può fare affidamento su due temibili ed efficienti servizi segreti: il Ministero per la Sicurezza e l’Intelligence (MOIS) e l’ufficio di intelligence del Corpo della Guardie Islamiche della Rivoluzione. Inoltre anche l’esercito regolare ha un proprio servizio di Intelligence. La duplicazione delle agenzie dovrebbe impedire il monopolio dei servizi di intelligence nelle mani di un unico centro di potere e la formazione di una visione unica della realtà del paese. Nell’ultimo anno però, dopo le violente manifestazioni successive alle elezioni del 12 giugno 2009, Ali Khamenei ha posto entrambe le agenzie sotto il suo diretto controllo.
I servizi segreti iraniani hanno tre compiti:
1. mantenere la stabilità interna e stroncare le minacce separatiste delle minoranze etniche – che rappresentano il 49% della popolazione;
2. controllare le potenze straniere che potrebbero minacciano la stabilità iraniana e distrarre la loro attenzione – anche con operazioni di disinformazione volte a creare confusione sulle capacità operative della Repubblica Islamica;
3. migliorare le capacità difensive della Repubblica Islamica con l’acquisizione di tecnologie avanzate.
LA PRIMA COLLABORAZIONE CON I PALESTINESI
Nel 1953 il primo ministro iraniano Mohammed Mossadeq fu rovesciato da un colpo di stato organizzato da Stati Uniti e Regno Unito: iniziò allora l’ascesa dello scià Reza Pahlavi. Il suo potere si basava soprattutto sulla abilità e brutalità dei servizi segreti del SAVAK (Sazman-e Ettela’at va Amniyat-e Kshavar), creato nel 1957 e addestrato dalla CIA e dal Mossad.
Lo scià creò uno stato di polizia con una vasta rete di informatori (uno ogni 450 iraniani) e tutti i movimenti dissidenti vennero duramente repressi. Ma questo imponente e feroce – nonché corrotto - apparato di repressione accrebbe l’ostilità della popolazione nei confronti del regime: Reza Pahlavi se ne accorse troppo tardi, e fu costretto ad abbandonare il paese nel gennaio del 1979, cacciato da una insurrezione popolare alimentata dall’ayatollah Khomeini.
L’ayatollah Khomeini già prima della rivoluzione aveva inviato alcuni suoi fedeli seguacI ad addestrarsi nei campi militari di Fatah e della milizia Amal nella valle di Bekaa, in Libano. Nel 1977 oltre 700 seguaci di Khomeini avevano terminato l’addestramento: questi avrebbero poi formato il primo nucleo delle Guardie della Rivoluzione.
QuandoKhomeini salì al potere, il primo febbraio 1979, l’esercito regolare e la Guardia Imperiale (l’unità militare vicina allo scià che stazionava a Teheran) vennero purgate degli elementi ‘antirivoluzionari’. Anche il SAVAK venne epurato e smantellato, per essere rimpiazzato prima dal SAVAMA (Sazman-e Ettel’at va Amniat-e Melli-e Iran) e poi dal MOIS nel 1984 – tuttora esistente.
NUOVA STRATEGIA: L’USO DI AGENTI TERZI
Nel 1982, un mese dopo che l’esercito israeliano aveva invaso il Libano, un ufficiale delle Guardie della Rivoluzione incontrò il giovane sciita Imad Mughniyah, guardia del corpo di Yasser Arafat e membro della Forza 17 di Fatah, e si adoperò per creare una nuova milizia che avrebbe avuto il compito di lanciare attacchi terroristici contro Israelee contro forze occidentali in Medio Oriente. Nacque così Hezbollah.
Mughniyah e il Grand’Ayatollah Mohammed Hussein Fadlallah, capo spirituale di Hezbollah, lanciarono una campagna terroristica contro ‘le forze di occupazione straniere’ colpendo l’ambasciata USA a Beirut (18 aprile 1983) e le caserme statunitensi e francesi (23 ottobre 1983). Gli attacchi raggiunsero l’obbiettivo: il 31 marzo 1984 la forza multinazionale di peacekeeping lasciò il paese.
Per conto di Teheran Mughniyah organizzò altri numerosi attentati, rapimenti e dirottamenti - tant’è che l’Iran veniva sempre interpellato per chiedere il rilascio di ostaggi stranieri trattenuti in Libano.
Negli anni ’90 l’Iran capì che il terrorismo non era l’arma migliore per diventare potenza egemone della regione, e decise quindi di servirsi della politica per fomentare rivolte in Medio Oriente. Hezbollah si trasformò in un partito politico dotato di una milizia armata (immagine a destra) per combattere non soltanto Israele, ma anche i rivali libanesi. Hezbollah continuò però ad organizzare attentati contro obiettivi strategici. Mughniyah fu uno degli artefici degli attacchi contro l’ambasciata israeliana e il centro ebraico di Buenos Aires, in Argentina. La sua carriera e la sua vita si conclusero in un attentato a Damasco nel febbraio del 2008.
L’Iran si servì anche dell’astuto Ahmed Chalabi, uno dei capi del Congresso Nazionale Iracheno - che si opponeva a Saddam Hussein. L’Iran attraverso Chalabi diede agli Stati Uniti false informazioni sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, che convinsero l’opinione pubblica americana della necessità di agire in fretta – anche se non furono la causa scatenante del conflitto iracheno. Una lunga serie di fallimenti tattici statunitensi in Iraq è imputabile alle informazioni errate di Chalabi, che fece di tutto per aiutare i seguaci della Repubblica Islamica a giungere al potere a Baghdad – compresa l’organizzazione dell’attuale Supremo Consiglio Islamico Iracheno (SCII), legato a Teheran.
Nel maggio del 2004 Chalabi (che svolge tuttora un ruolo importante nell’amministrazione irachena) rivelò all’Iran che gli Stati Uniti erano riusciti decifrare il codice di comunicazione del MOIS mettendo a repentaglio l’esito delle operazioni iraniane.
IL MOIS
Il MOIS, conosciuto anche come VEVAK (Vezarat-e Ettela’at va Amniat-e Heshvar) è il servizio segreto civile della Repubblica Islamica. Il MOIS è un ministero del governo, ed è quindi sottoposto all’autorità del gabinetto. Siccome il direttore del MOIS deve essere necessariamente un chierico, il leader supremo (Ali Khamenei) influenza la sua nomina e supervisiona costantemente le sue azioni. I membri del MOIS devono essere necessariamente duodecimani (ovvero credere nel ritorno del dodicesimo Imam) e fedeli al principio del Velayat-e Faqih (secondo cui il capo dello stato deve essere un giurista islamico) introdotto da Khomeini.
Teoricamente il MOIS si occupa soprattutto di questioni interne, ma negli ultimi anni le Guardie della Rivoluzione ne hanno rilevato alcune importanti funzioni, fra cui la repressione dei riformisti e il controllo delle minoranze etniche, soprattutto Baluci, Curdi, Azeri Arabi .
Il MOIS reprime anche il traffico di droga all’interno, ma intasca un gran quantità di denaro dal traffico dell’eroina proveniente dall’Afghanistan e diretta in Europa e Russia.
Il MOIS recluta agenti all’estero fra le comunità musulmane, specialmente in Yemen, Sudan, Libano, Territori Palestinesi, America del Nord e Sudamerica (in particolare nella regione di confine fra Paraguay, Argentina e Brasile, dove vive una consistente minoranza libanese).
All’estero il MOIS agisce per :
1) infiltrare e controllare i gruppi dissidenti;
2) mantenere rapporti con cellule terroristiche che hanno con l’Iran legami religiosi, etnici o linguistici – ad esempio con i gruppi afgani di lingua Farsi;
3) difendere il programma nucleare iraniano dalle minacce esterne.
Fra gli anni ’80 e ’90 il MOIS ha compiuto numerosi assassinii all’estero – ad esempio quello contro l’ultimo premier sotto lo scià, Shapour Bakhtiar, ucciso in Francia nel 1991.
Il dipartimento 15 del MOIS ha il compito di ‘esportare la rivoluzione’, perciò stringe legami con cellule terroristiche di varia natura – non soltanto sciite e non soltanto islamiche – in tutto il mondo: sono noti ad esempio i legami fra la Repubblica Islamica e al Qaeda e con gruppi terroristici dei Territori Palestinesi, come Hamas e Jihad Islamico. Il MOIS tramite Hezbollah contattò i vertici di Hamas (sunnita) e del Jihad Islamico nel 1992, e li addestrò all’uso del terrorismo suicida – pratica fino a quel momento utilizzata soltanto dagli Sciiti.
LE GUARDIE DELLA RIVOLUZIONE
Le Guardie della Rivoluzione (Sepah-e Pasdaran-e Enghelab-e Islami) furono fondate nel maggio del 1979 su decreto dell’Ayatollah Khomeini con il preciso compito di difendere la Rivoluzione Islamica da coloro che si opponevano al velayat-e faqih. I Pasdaran sono una forza militare (con tanto di aviazione, marina, esercito) e una forza economica, dato che si trovano Guardie Rivoluzionarie a capo dei principali settori economici del paese. Il loro servizio di intelligence è molto efficiente. I Pasdaran sono cresciuti negli anni e ora sono molto più importanti e attrezzati dell’esercito regolare. Le Guardie della Rivoluzione hanno il compito di salvaguardare il programma nucleare iraniano – controllando le attività degli scienziati, prevenendo il rischio di sabotaggio e occupandosi della sicurezza degli impianti.
La forza Quds
La forza Quds (al-Quds è il nome di Gerusalemme in arabo, il nome sta chiaramente ad indicare che un giorno libererà la città santa) è il braccio estero della Guardie della Rivoluzione: mira all’esportazione della rivoluzione creando movimenti insurrezionali e fomentando la rivolta all’estero – prima in Libano poi nei Territori Palestinesi, in Iraq, Giordania, Turchia, India, Pakistan, Afghanistan, Arabia Saudita, Bosnia, Cecenia, Somalia, ex stati sovietici e anche oltre, in Francia, Germania, Stati Uniti e Olanda.
Negli ultimi anni la forza Quds ha intensificato gli sforzi in Iraq per destabilizzare il paese e favorire l’insediamento di un governo filo-iraniano. Diversi ufficiali iraniani si sono stabiliti a Damasco, da dove dirigono le operazioni della valle di Bekaa (dov’è forte Hezbollah) e in altre aree della regione.
I Basij
I Basij vennero fondati nel 1980. All’inizio del conflitto fra Iran e Iraq l’Ayatollah Khomeiniemanò un decreto religioso per permettere ai bambini al di sotto dei 12 anni di arruolarsi e andare in prima linea. Molti di questi bambini furono reclutati all’interno dei Basij, dove venivano utilizzati come scudi umani in missioni suicide contro il nemico o per testare la presenza di mine antiuomo nelle zone di attacco. Decine di migliaia di bambini persero la vita durante gli otto anni di guerra contro Saddam.
Le Guardie della Rivoluzione si servono dei Basij per mantenere l’ordine nel paese.
I Basij sono una forza paramilitare i cui membri - per la maggior parte - sono privi di addestramento, ma di fatto svolgono il ruolo di poliziotti. Si tratta di una milizia di circa 90.000 membri attivi e di oltre 300.000 ‘riservisti’ che possono essere richiamati all’occorrenza.
Il leader supremo Ali Khamenei si fida più dei Basij che della polizia tradizionale (che conta 40.000 unità), perché sono per lo più individui fanatici reclutati nelle moschee, e quindi disposti a tutto pur di difendere il regime.
Conclusioni
La struttura della macchina repressiva iraniana è piuttosto complessa e difficile da analizzare, visto soprattutto l’alto livello di segretezza che la circonda. Dopo le elezioni del 2009 e la successiva rivolta il leader supremo ha deciso di accentrare nelle proprie mani il controllo sui diversi servizi segreti per schiacciare i movimenti dissidenti e riportare l’ordine nel paese.
Questo può forse portare il leader supremo allo stesso errore compiuto dallo scià: non vedere più la realtà nelle sue molte facce, non accorgersi del malcontento crescente nel paese, perché troppo impegnato a gestire questo enorme e vario apparato repressivo in modo unitario.
Se i capi dei diversi servizi rispondono alla fine ad una sola persona, si adeguano alle richieste e alla personalità di quella persona, e per soddisfarla gli rappresentano la realtà che vuole vedere.
A cura di Davide Meinero, fonte: Strategic Forecast
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