11 luglio 2010
Il primo ministro australiano Julia Gillard ha proposto di creare a Timor Est un centro di raccolta per i rifugiati diretti in Australia. Timor Est accetterà probabilmente la proposta in cambio della costruzione del gasdotto Greater Sunrise. Canberra è determinata a porre un freno all’immigrazione, e anche a non guastare le relazioni con Timor Est – lasciando la porta aperta all’egemonia cinese.
Negli ultimi tre anni 143 barche con a bordo oltre 6.500 rifugiati hanno raggiunto le acque australiane. Nel 2010 gli immigrati giunti in Australia sono stati 3.576 rispetto ai 2.756 del 2009.
Si tratta di un numero modesto, ma i media nazionali hanno dato molto risalto alla notizia. Canberra teme una emigrazione di massa dall’Asia in Australia, paese scarsamente popolato e ricco di risorse naturali.
Nel 2001 il governo australiano avviò il progetto ‘Soluzione Pacifica’ per risolvere il problema dei rifugiati. Il piano prevedeva il trasporto dei rifugiati in centri di raccolta al largo della costa – fra cui l’Isola di Natale. Il piano ebbe successo nel fermare il flusso di immigranti: dopo l’attuazione della Soluzione Pacifica un solo barcone raggiunse le acque australiane quell’anno, contro i 43 – con 5.500 rifugiati - dell’anno precedente. Ma ora l’Isola di Natale è sovraffollata, e per questo Gillard ha proposto di creare un nuovo centro a Timor Est.
L’Australia ha sempre svolto un ruolo cruciale negli affari di Timor Est: nel 1999 dispiegò un contingente sotto l’egida delle Nazioni Unite per riportare la calma dopo le violenze seguite al referendum per l’indipendenza dall’Indonesia. Inoltre negli ultimi 11 anni Canberra ha devoluto oltre $760 milioni in aiuti allo sviluppo economico di Timor Est.
Timor Est ha molti giacimenti di petrolio e di gas al largo della costa, ma rimane un paese poverissimo con un tasso di disoccupazione superiore al 30%. Il governo di Dili (capitale di Timor Est) ha sempre stretto accordi per lo sfruttamento di gas e petrolio favorevoli a Canberra - fra cui il Trattato per il Mare di Timor del 2002 per lo sviluppo del giacimento di gas ‘Great Sunrise’. Timor Est ora ha deciso di sviluppare una struttura per la liquefazione del gas sulla costa, con personale locale, e vuole impedire all’Australia di svilupparne un’altra al largo.
Appena Timor Est ha mostrato dissensi con l’Australia, la Cina ha colto l’occasione al volo: Pechino vuole un’ alleanza con Timor Est per aver accesso alle preziose risorse naturali, e per aumentare il proprio potere contrattuale con Canberra – con cui intrattiene una relazione ambivalente. Perciò la Cina ha aumentato il volume degli aiuti a Timor Est finanziando programmi di formazione per impiegati statali timorensi e costruendo infrastrutture – fra cui il palazzo presidenziale. Negli ultimi undici anni la Cina ha concesso oltre $53 milioni in aiuti, e Dili recentemente ha acquistato dalla Cina due guardacoste a prezzo ridotto.
Negli ultimi anni il colosso cinese PetroChina ha ottenuto accesso al petrolio e al gas di Timor Est. I Cinesi sono interessati anche alle risorse minerarie di Timor Est: rame, oro, argento, zinco e marmo blu (una rarità).
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