6 luglio 2010
Il Governo Federale di Transizione (GFT) appoggiato dall’Occidente ha vissuto una serie di lotte intestine negli ultimi mesi, che l’hanno reso impotente contro l’avanzata dei jihadisti di al Shabaab.
Il GFT controlla soltanto una piccola sezione di costa nei pressi di Mogadiscio, e se non fosse per i 6.000 soldati dell’Unione Africana – soprattutto del Burundi e dell’Uganda – al Shabaab avrebbe già conquistato la capitale.
Nonostante gli aiuti militari di Stati Uniti, UE, Uganda, Kenya e Gibuti il GFT non riesce a tener testa alla milizia islamista, e per questa ragione il GFT a marzo ha stretto un accordo con la milizia Ahlu Sunnah Waljamaah (ASWJ), appoggiata dall’Etiopia, per ottenere aiuto militare in cambio di alcuni posti chiave all’interno del governo. Tuttavia
l’accordo non è mai stato implementato davvero: Ahmed esita a trasferire parte dei poteri ai membri di ASWJ. ASWJ ha dichiarato di essere pronta a ritirare le proprie milizie se Ahmed non rispetterà i patti.
L’Etiopia non ha nessuna intenzione di occupare la Somalia – a differenza del 2006, quando intervenne militarmente per cacciare il Consiglio Supremo delle Corti Islamiche (CSCI), che aveva occupato Mogadiscio –
e preferisce quindi puntare su ASWJ per esercitare una certa egemonia sui Somali.
Inoltre fra il governo di Addis Abeba e Ahmed non corre una sicura amicizia: Ahmed, ex leader del CSCI e fondatore di al Shabaab, è stato in passato nemico degli Etiopi.
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