Il 18 ottobre 2010 a Deauville il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere Angela Merkel hanno trovato un accordo sulla modifica del Trattato di Lisbona: i due leader intendono introdurre altri meccanismi di controllo sul bilancio dei paesi membri ed evitare l’insorgere di una nuova crisi economica.
Le proposte avanzate a Deauville prevedono che:
1) la Commissione possa mettere in mora i paesi che sforano i limiti di budget, previa approvazione della maggioranza semplice degli stati dell’UE;
2) i paesi che violano le regole di bilancio paghino all’UE una ‘multa’ che potrà essere restituita (con gli interessi) solo dopo che i conti saranno tornati in equilibrio ;
3) i paesi che violano ripetutamente le regole di bilancio vengano privati del diritto di voto.
Le sanzioni saranno applicate automaticamente se a distanza di sei mesi dall’avvio della procedura di infrazione non saranno state prese misure correttive sufficienti a rimettere i conti a posto – a meno che la maggioranza dei paesi UE voti per la sospensione della sanzione.
Non sarà comunque facile riformare il Trattato di Lisbona: Regno Unito e Svezia si sono già schierati contro le riforme. Le nuove regole in pratica tolgono ai paesi più deboli dell’eurozona l’accesso al capitale agli stessi tassi dei paesi economicamente forti dell’area euro. Questo renderà loro impossibile tenere il passo con la Germania.
Berlino di fatto controlla la politica monetaria dell’Unione ed è quindi avvantaggiata rispetto agli altri membri dell’eurozona, che non possono più svalutare la propria moneta per competere con le esportazioni tedesche.
La Germania controlla anche il Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria in quanto maggior contributore. Si tratta del fondo di 440 miliardi di euro cui potranno accedere i paesi membri qualora si trovino in difficoltà economica.
Non è detto che i membri dell’Unione accettino la nuova architettura proposta dai Tedeschi: i paesi più deboli hanno poco da guadagnare dal rigore di bilancio, che non incrementerebbe la competitività della loro economia.
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