La Russia ha annunciato che nei prossimi mesi privatizzerà molte aziende statali, per ristrutturare e ammodernare l’economia del paese.
La ristrutturazione economica della Russia inaugurata durante il mandato di Putin è articolata in due fasi distinte:
1) Eliminazione dai settori strategici dei proprietari non statali e non legati al governo;
2) privatizzazione delle aziende statali in settori non strategici – per modernizzare l’economia.
La prima fase è terminata, e la Russia sta per passare alla fase due.
Il nuovo piano economico
Negli anni scorsi il Cremlino ha adottato due strategie per attrarre denaro e tecnologia dall’estero:
· ha stipulato accordi di collaborazione con aziende di Germania, Francia, Norvegia, Stati Uniti, etc. per acquisire tecnologia avanzata in vari settori – militare, informatico, energetico, nei trasporti, nelle telecomunicazioni e nelle nanotecnologie;
· ora si appresta a privatizzare (di solito parzialmente) decine di aziende statali inefficienti per attrarre nuovi capitali da reinvestire nell’ammodernamento degli impianti.
L’artefice della nuova politica economica è il ministro delle finanze Alexei Kudrin, che ha intenzione di ammodernare l’economia del paese senza cedere alle aziende straniere il controllo dei settori chiave.
Il programma di privatizzazione
Il 15 giugno 2010 è stato approvato il piano che aprirà la strada alla privatizzazione di una decina di colossi (fra cui il gigante petrolifero Rosneft e le Ferrovie Russe) e di circa 5.000 piccole aziende nei settori più disparati – non considerati strategici dal governo.
Il Cremlino dovrebbe incassare almeno $20 miliardi dalle vendite, da reinvestire nelle aziende stesse.
Anche l’ENI è interessata ad acquistare una quota della Rosneft, perché spera così di avere maggiore libertà di manovra in Russia – per effettuare operazioni in precedenza non consentite alle aziende straniere.
A cura di Davide Meinero
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