I paesi baltici
e il peso della storia

12/11/2010

Nel 2006 l’azienda energetica parastatale PKN Orlen (di cui la Polonia detiene il 27,5% delle quote) ha acquistato dall’azienda russa Yukos la raffineria lituana di Orlen Lietuva per $2,6 miliardi. Dopo l’acquisto ha investito un altro miliardo di dollari per ristrutturare gli impianti.

Si tratta del maggior investimento mai effettuato dalla Polonia. Tuttavia la raffineria non ha mai funzionato a dovere sia per lo stato degli impianti (molto fatiscenti) sia per le ingerenze russe. Inoltre il governo lituano ha posto così tanti paletti alla PKN Orlen che ora Varsavia sta meditando rivendere la raffineria ai Russi. La Lituania, che non vede di buon occhio il ritorno dei Russi, ha reagito riducendo al minimo le relazioni con la Polonia.

La geopolitica dei paesi baltici

I paesi baltici si trovano all’estremità orientale della Grande Pianura Europea, che si estende dalle steppe russe alla costa atlantica.

Questa regione, sostanzialmente priva di barriere naturali, è passata più volte sotto il dominio straniero (soprattutto di Russia e Polonia): per questo i paesi baltici, nonostante l’ingresso nelle NATO e nell’UE, non si sentono sufficientemente al sicuro. Solitamente i paesi privi di confini chiari e definiti temono (comprensibilmente) di essere invasi e tentano quindi di espandersi per aumentare la distanza fra il proprio centro  e le potenziali minacce. Ad esempio Mosca nel corso dei secoli si è espansa a ovest lungo la Grande Pianura Europea per affrontare eventuali invasori fuori dai propri confini, nei paesi baltici e in Europa orientale.

Anche la Polonia nei momenti di massimo splendore ha perseguito una politica espansionista: la Confederazione Polacco-Lituana del XVII secolo – di fatto dominata dai Polacchi – si estendeva dal Mar Baltico alle coste del Mar Nero, dalla periferia di Vienna a quella di Mosca, ed era così forte che riuscì anche a conquistare Mosca durante la guerra russo-moscovita (1605-1618), minacciando l’indipendenza russa.

I Polacchi sono ancora molto fieri della Confederazione Polacco-Lituana: il re Jan III Sobieski combatté contro gli Ottomani alle porte di Vienna nel 1683 e riuscì quasi a sottomettere la Russia. Per questo i Polacchi sono convinti che sotto la guida di Varsavia i paesi dell’Europa centrale possano diventare molto forti.

Ma la Lituania teme di entrare nell’orbita polacca e di subirne l’egemonia politico-culturale, dato che nel periodo fra le due guerre la Polonia impose ai Lituani una politica di omologazione linguistica e culturale, e inoltre sente la necessità di difendersi dalla Russia, che l’ha dominata militarmente fino alla caduta dell’Unione Sovietica.

I rapporti fra Polonia e Lituania

Le relazioni fra Polonia e Lituania sono andate peggiorando per due ragioni fondamentali.

·      La minoranza polacca in Lituania ha chiesto al governo di utilizzare la scrittura polacca sui passaporti. Vilnius si è opposta, sia perché considera la lingua e l’alfabeto lituano come parte integrante dell’identità nazionale, sia per non dover concedere gli stessi diritti ad altre minoranze (ovvero ai Russi).  

·      La Polonia pensava di fare un favore alla Lituania comprando la raffineria Orlen Lietuva e allontanando i Russi. Tuttavia la raffineria era così decrepita che nel 2007 un incidente causò un danno da cinquanta milioni di dollari dimezzando in un sol colpo la produzione. La Russia contribuì a peggiorare la situazione bloccando i rifornimenti alla raffineria – chiuse l’oleodotto Druzhba, attraverso cui passava il petrolio (vedi mappa). Nonostante i problemi, la PKN Orlen andò avanti con l’acquisto pensando di aver fatto la scelta giusta per sé e per la Lituania (dato che la raffineria è anche il primo contribuente nel paese).

Dopo la chiusura dell’oleodotto Druzhba, la raffineria ha iniziato a importare greggio (via mare) dal terminale russo di Primorsk con un costo aggiuntivo di $75 milioni all’anno. Nonostante i Polacchi avessero chiesto a Vilnius di abbassare il costo del trasporto – gestito dalla ferrovia di stato lituana - la Lituania si è rifiutata di collaborare.

Inoltre il petrolio proveniente da Primorsk raggiunge il terminale di Butinge, che si trova a otto kilometri dalla costa nel Mar Baltico ed è spesso inutilizzabile se il mare è in tempesta. Per risolvere il problema, i Polacchi hanno pensato di investire $100 milioni per costruire un oleodotto fino porto di Klapeida Nafta. Prima di iniziare i lavori la PKN Orlen ha chiesto però al governo lituano di poter acquistare il porto (almeno in parte) per avere la garanzia di poterlo usare liberamente in futuro, ma Vilnius si è opposta – probabilmente perché teme che PKN Orlen possa un giorno vendere insieme la raffineria e il porto alla Russia.

Anche le Ferrovie Lituane hanno ostacolato la PKN Orlen, impedendo al petrolio di utilizzare un percorso alternativo più breve.

Ora Varsavia ha perso la pazienza e sta pensando di rivendere la raffineria ai Russi. Il governo lituano ha alzato la voce, minacciando di porre il veto sulla vendita per ‘motivazioni di sicurezza’. 

Fra i due litiganti il terzo (la Russia) gode

La Russia continua a stringere accordi bilaterali con i singoli paesi dell’Europa centrale (piuttosto che con l’UE) perché è più facile dettare le condizioni da una posizione di forza, soprattutto se i paesi vicini si temono l’un l’altro.

I paesi dell’Europa dell’Est sono entrati nella NATO e nell’UE per proteggersi dall’avanzata di Mosca, ma dopo il riavvicinamento russo-tedesco e le crescenti divisioni interne all’Alleanza Atlantica, non si sentono sufficientemente protetti. Mosca approfitta del loro disagio per farsi largo verso occidente.

A cura di Davide Meinero

 

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