Tredici container di armi iraniane, dichiarate ufficialmente ‘materiali per l’edilizia’, sono arrivati lo scorso luglio a Lagos, in Nigeria. Sono rimasti in porto per mesi (cosa non anomala per Lagos, un porto sempre congestionato, dove le operazioni doganali dipendono dalle bustarelle distribuite, e secondo le statistiche un’alta percentuale di merce arrivata semplicemente sparisce nel nulla). Il 26 ottobre ispettori statali ‘hanno scoperto’ che i tredici container contenevano armi anziché materiali per edilizia, e hanno portato giornalisti e fotografi a fotografarle. L’Iran a questo punto confermò ufficialmente che si trattava di armi, che le armi provenivano effettivamente dall’Iran, ma non erano destinate alla Nigeria, bensì a un altro paese africano non specificato. Ora il governo nigeriano ha deciso di portare all’ONU l’Iran per questo traffico di armi.
È ovvio che non si tratta di un caso fortuito, ma di una scelta politica. Il traffico di armi in Africa attraverso il porto di Lagos è considerato una cosa abituale. Perché il governo nigeriano ha deciso di denunciare l’Iran ora? La risposta probabilmente si potrà capire quando si saprà a quale paese erano destinate le armi. Un’ipotesi è che le armi finissero nelle mani dei ribelli del delta del Niger, fossero cioè destinate ad alimentare l’endemica guerra civile interna. Se invece le armi fossero destinate a un paese terzo, la decisione del governo nigeriano potrebbe essere il segnale di una decisione di nuovo allineamento internazionale.
A cura di Laura Camis de Fonseca
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