Da un saggio di George Friedman apparso su Strategic Forecast, 30 novembre 2010.
Il nome Ucraina significa letteralmente ‘sul limite’. L’Ucraina si trova al limite dell’Europa con la Russia, e viceversa […] Nel XVII e XVIII secolo é stato il limite condiviso fra Russia, Polonia e Impero Ottomano, nel XIX secolo fra la Russia e l’Impero Austro-ungarico e nel XX secolo – salvo un breve periodo di indipendenza dopo la Prima Guerra Mondiale – è stata annessa all’Unione Sovietica.
Mio padre nacque nel 1912 in Ucraina, in un paese dei Carpazi (Uzhgorod) che all’epoca faceva parte dell’Impero Austro-ungarico. Dieci anni più tardi il confine fu spostato a est di alcuni km, così lui e la sua famiglia dovettero emigrare a ovest. Mio padre parlava sette lingue (ungherese, romeno, slovacco, polacco, ucraino, russo e yiddish). Da piccolo ero impressionato da questa abilità, solo più tardi capii che le sue conoscenze linguistiche si limitavano a: ‘Quanto vuoi per quel pollastro?’ oppure ‘Ti prego, non sparare!’. In ogni caso si faceva capire. D’altronde basta guardare la mappa per capire: Uzhgorod oggi è sul confine slovacco, a cinquanta km dalla Polonia, venticinque dall’Ungheria e ottanta dalla Romania. Ma quando mio padre era piccolo i confini si spostavano costantemente e quindi era importante conoscere tutte queste lingue. Non si poteva mai sapere chi sarebbe stato il nemico e chi il concittadino […].
Mio padre viveva ancora qui al momento dell’invasione dei Tedeschi (1941) e dei Russi (1944). […] Allora la vita era durissima: l’Ucraina fu prima schiacciata nella morsa di Stalin e Hitler, poi subì massacri e carestie, per poi passare alla miseria post-stalinista. Nessun paese dovette affrontare tante sofferenze nel XX secolo: fra il 1914 e il 1945 l’Ucraina fu un vero e proprio inferno.
Alla ricerca di un protettoreL’Ucraina sorse con l’arrivo dei Norreni (IX secolo), che si stanziarono in questa regione dedicandosi al commercio e sottomettendo alcune popolazioni locali. Gli storici affermano che la popolazione locale abbia detto ai Norreni: “La nostra terra è grande e ricca, ma non c’è legge. Venite e governateci!” Non tutti gli storici concordano su questa versione – ad esempio Anne Reid, autrice dell’eccellente libro “Borderland: Journey thhrough the History of Ukraine”. Non ha comunque importanza: i Norreni non arrivarono con spirito di conquista bensì con l’intenzione di sviluppare i commerci, e fondarono Kiev nel punto in cui il Dnepr si restringe.
In ogni caso è probabile che sia andata più o meno così: l’Ucraina, così vasta e pianeggiante, era dilaniata da conflitti interni, e quindi l’arrivo di una potenza straniera, capace di garantire stabilità e ordine, fu ben accetto. Nacque così la Kiev di Rus, precursore di Russia, Bielorussia e Ucraina. […]
La religioneVladimiro, un sovrano pagano, decise di adottare una religione moderna. La leggenda dice che prima pensò all’Islam, ma non gli piaceva l’idea di non poter bere. Poi esaminò il Cattolicesimo, ma non gli piaceva l’idea di dover rinunciare alle sue concubine, perciò scelse il Cristianesimo ortodosso (988 d.C.) che era più flessibile. Come afferma Anne Reid, questa decisione ebbe conseguenze importanti: “Scegliendo il Cristianesimo Vladimiro scelse l’Europa. In particolar modo scegliendo il Cristianesimo ortodosso unì i destini di Russia, Ucraina e Bielorussia e si distanziò dai vicini Polacchi, di religione cattolica.”
Ucraina, Europa e RussiaOggi l’Ucraina si trova ancora una volta sul confine fra Europa e Russia. Kiev ha ottenuto l’indipendenza diciotto anni fa ed è tuttora indipendente – si tratta del periodo di indipendenza più lungo di tutta la sua storia. Per quanto contenti della propria indipendenza, gli Ucraini continuano a discutere sulle alleanze: meglio avvicinarsi all’Europa o alla Russia? Gli abitanti dell’Ovest vorrebbero entrare nell’UE, quelli dell’Est preferiscono rimanere legati a Mosca. […]
Dal punto di vista strategico l’Ucraina è il ‘ventre molle’ della Russia: se Mosca controlla questa regione fino ai Carpazi, è al sicuro da eventuali invasioni lungo la pianura. Se al contrario è l’Occidente a controllare la regione, la Russia è ‘scoperta’ per un tratto di oltre 1000 km – privo di barriere naturali – dal confine polacco a Volgograd, fino al mare di Azov.
Agli occhi dell’Occidente l’Ucraina è strategicamente importante solo se si intende colpire la Russia al cuore – da qui i Tedeschi tentarono di penetrare in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Al momento nessuno ha in mente di attaccare i Russi, ma per evitare brutte sorprese Mosca preferisce non mollare: ricorda bene che nel 1932 la Germania era a pezzi, ma nel 1941 aveva conquistato quasi tutta l’Europa e stava avanzando in Russia. Il Cremlino capì la lezione: mai fare piani basandosi sulla situazione del momento, sempre meglio prevenire. […]
Grazie al controllo dell’Ucraina Mosca ha accesso al Mar Nero, e di conseguenza al Mar Mediterraneo: i porti di Sebastopoli e Odessa sono molto importanti per l’esercito e per il commercio. L’Ucraina è un importante crocevia dei condotti che portano energia in Europa. Visto che la Russia usa l’energia per barattare concessioni dall’Europa, deve necessariamente controllare questi condotti.
Fino al 2004 Kiev è stata governata da governi filorussi. Ma nel 2004 la popolazione scese in piazza per contestare l’esito delle elezioni – vinte dal candidato filorusso Yanukovich – alimentando la Rivoluzione Arancione e portando al potere un governo filoccidentale.
Mosca gridò al complotto accusando l’Occidente – specialmente la CIA e l’MI6 – di aver appoggiato e finanziato le ONG e i partiti filoccidentali per trascinare l’Ucraina nella sfera europea. […] Indubbiamente negli anni prima della Rivoluzione in Ucraina fluì una gran quantità di denaro occidentale. Ai Russi non interessava se i soldi erano diretti a riformatori liberali o ad agenti della CIA: l’appoggio occidentale venne percepito come un tentativo di indebolire la Federazione Russa.
Putin tentò subito di rovesciare la situazione: nelle elezioni del 2010 Yanukovich ritornò al potere con grande soddisfazione dei Russi. Furono molti i fattori che contribuirono al cambiamento: gli USA erano assorbiti in Afghanistan e in Iraq e non avevano la possibilità di concentrarsi sull’Ucraina, le relazioni russo-tedesche erano migliorate dopo la crisi economica del 2008 e gli oligarchi russi erano già penetrati a fondo nel tessuto economico ucraino. Oggi molti in Ucraina preferiscono entrare nella sfera d’influenza russa, perché il malcontento nei confronti dell’Occidente – che non ha fatto nulla per aiutare Kiev – è andato aumentando.
Le conseguenze della Rivoluzione Arancione.Il giorno in cui sono arrivato a Kiev c’era una manifestazione contro l’aumento delle tasse sulle piccole e medie aziende, proprio nei giorni in cui Yanukovich era in Belgio per un summit con l’Unione Europea. […] La manifestazione era ben organizzata, non spontanea. […] L’élite filoccidentale, che continua a battersi per far entrare l’Ucraina nell’UE, sperava che la manifestazione si trasformasse in un’altra Rivoluzione Arancione; alcuni manifestanti si erano accampati per la notte e secondo fonti non confermate la polizia aveva bloccato numerosi autobus pieni di manifestanti prima che raggiungessero la capitale. […]
C’era molta polizia per strada, ma non in tenuta antisommossa – anche se qualcuno mi ha raccontato che era nascosta nei cortili, pronta a intervenire in caso di necessità. La manifestazione era troppo ben organizzata per essere ‘vera’: le proteste spontanee sono più caotiche, le folle incontrollabili, e soprattutto la polizia é più tesa. Probabilmente era stata organizzata dai leader politici per aumentare la tensione […] La manifestazione mi pareva tutto fuorché preoccupante, ma al suo ritorno Yanukovich annunciò di voler cancellare la tassa sulla piccola e media impresa per non alimentare il malcontento sociale.[…]
Il sogno europeoDurante la mia visita ho incontrato un funzionario del ministero degli affari esteri – in carica già durante il precedente governo – che lavora in un programma congiunto di USA e UE per favorire gli scambi fra i paesi dell’Est e l’Europa. Ne ho tratto la conclusione che o Yanukovich non è poi così duro verso chi la pensa diversamente, oppure tien intenzionalmente i piedi in due scarpe. […] Il funzionario non mi è apparso minimamente preoccupato dalla crisi irlandese, e non vedeva alcun nesso fra l’ingresso dell’Ucraina in Europa e i problemi economici dell’Unione. I problemi dell’UE non preoccupano la fazione filoeuropea, fermamente convinta che l’ingresso nell’UE dipenda esclusivamente dall’Ucraina e che la crisi dell’Euro non condizioni il processo di espansione a Est. […]
Ho notato che le diverse classi sociali hanno una percezione diversa dell’UE: le elite economiche e politiche ne sono entusiaste, le classi medio-basse molto meno. In Ucraina tale divisione è geografica: la parte orientale (un terzo della popolazione) di lingua russa è apertamente filorussa, la parte occidentale (un terzo) di lingua ucraina è filoeuropea, e il centro è diviso.
Le recenti elezioni confermano questa realtà: Yanukovich ha vinto a Est, la Timoshenko ha vinto a Ovest, e il centro si è espresso a favore della Timoshenko, seppur di poco. I voti di Yanukovich nel totale erano comunque molti di più.
Yanukovich è considerato un ‘nemico’ della Rivoluzione Arancione, tant’è che viene visto dai filo-europeisti come un servo della Russia. È curioso che invece i media e i giornalisti polacchi credano che Yanukovich stia cercando di trovare un equilibrio fra l’Ucraina e la Russia. […]
A mio avviso Yanukovich proverà comunque a entrare nell’UE, e di fronte al probabile rifiuto cercherà di tenersi in equilibrio fra le due fazioni: è l’unico modo per appianare le differenze. Non può certo avvicinarsi alla NATO ma nulla gli impedisce di tentare la strada dell’Unione Europea.
Ho incontrato un gruppo di giovani economisti ucraini che ventilavano l’ipotesi di dividere l’Ucraina in due. È un’idea che ha un certo riscontro a quanto pare: […] il problema è che non esiste un chiaro confine geografico fra le due regioni e il centro è frammentato. Sono molto interessati alla Polonia: sanno tutto sulle Offerte Pubbliche di Vendita (OPV), sulle privatizzazioni, sul sistema pensionistico e sui piani di investimento polacchi. Indubbiamente sono più interessati al mercato polacco che a quello europeo. […] Mi ha colpito il fatto che parlassero poco degli oligarchi ucraini rispetto ai mercati polacchi. Gli oligarchi sono forse troppo in alto e quindi irraggiungibili? […] Molti di questi giovani, così come molti studenti universitari, sognano di lasciare l’Ucraina.
I propositi ricorrenti sono tre:1) conservare l’indipendenza dell’Ucraina;
2) premere per l’ingresso nell’UE;
3) lasciare il paese e andare a vivere altrove.
Non c’è alcuna relazione fra speranze nazionali e personali, che corrono su binari differenti.
Per costruire una nazione occorre tempo: le prime generazioni sono costrette a fare sacrifici per aiutare le generazioni successive. Si tratta di una pillola amara, specialmente se si ha la possibilità di andarsene all’estero e vivere meglio. […]
Sovrani di se stessi.Questi ragazzi appartengono alla fazione filo-occidentale e hanno frequentato l’università. L’altra parte dell’Ucraina è la regione industriale orientale: qui la popolazione non pensa ad abbandonare il paese, ma è consapevole che le aziende non hanno i mezzi per competere con quelle occidentali. Sanno che gli unici a comprare i loro prodotti sono i Russi, e temono che la competizione delle aziende europee faccia fallire le aziende locali causando un aumento della disoccupazione. In quest’area del paese la nostalgia per l’Unione Sovietica è ancora forte: gli abitanti dell’Est non rimpiangono certo gli orrori dello stalinismo, ma la stagnazione del periodo Brezhnev appare così attraente rispetto a ciò che hanno dovuto affrontare prima e dopo! C’è poi un altro fattore: gli oligarchi non solo dominano l’economia ucraina, ma hanno anche solidi legami con Mosca grazie a una complessa rete di accordi economici e politici. […] L’ingresso nell’UE, con le sue regole sulla trasparenza, rappresenta una vera minaccia per la loro sopravvivenza.
Credo che i Russi non vogliano ricreare l’impero russo, ma semplicemente avere una sfera d’influenza, che è ben altra cosa: Mosca non vuole occuparsi direttamente dell’Ucraina o di altri paesi, sa bene che proprio questo causò il crollo dell’URSS, ma vuole comunque evitare che una forza ostile – la NATO ad esempio – si insedi alla sua immediata periferia. Per questo sono disposti a riconoscere la sovranità dell’Ucraina purché non minacci l’integrità russa, e purché i gasdotti rimangano in mani russe.
Kiev non sembra però così gelosa della propria sovranità: il dilemma è piuttosto chi scegliere fra Europa e la Russia. Ma a quanto pare l’UE o la Russia non sono così interessate all’Ucraina: Bruxelles non vuole caricarsi nuovi problemi e la Russia non ha intenzione di gestire gli affari interni dell’Ucraina. […]
L’Ucraina è indipendente […] ma non sa che farsene della propria indipendenza, perché deve comunque prendere in considerazione gli interessi di qualcun altro – Europa e Russia.
La tensione interna non riguarda il metodo di governo, ma la scelta di campo fra Europa e Russia. […] La situazione per ora sembra stabile: la Russia ha ottenuto ciò che voleva e l’Europa non ha interesse a opporsi a Mosca.
L’Ucraina ha sempre desiderato l’indipendenza senza sapere di che cosa si trattasse. Ho raccontato ai giovani analisti e commercianti che i miei figli hanno fatto il servizio militare. Sembravano sconvolti: perché mai qualcuno dovrebbe fare il servizio militare? Cercai di spiegargli i motivi, che non avevano nulla a che vedere con la volontà di trovare un buon lavoro. […] Non riuscivano a capire che la sovranità comporta dei doveri. Ma come ho detto, la maggior parte di loro sperava di lasciare l’Ucraina al più presto.
L’Ucraina è disposta a cedere parte della propria sovranità, ma nessuno sembra interessato a sobbarcarsi un peso simile. Mi è parso poi che gli Ucraini non abbiano molto chiaro il concetto di sovranità: per molti la Russia e la Polonia sono entità più reali e concrete della patria in cui vivono.
Traduzione: Davide Meinero
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