Quando uno stato è in difficoltà finanziarie, ricorre – con le buone e talora con le cattive – al mercato finanziario interno. Quando il mercato finanziario interno non è sufficientemente grande e ricco per cavar d’impaccio lo stato nelle fasi acute di fabbisogno, gli stati ricorrono al mercato finanziario estero. Ma in questi casi un’ondata di sfiducia o di panico fra i risparmiatori esteri mette a repentaglio non soltanto i conti dello stato, ma la sua stessa solvibilità nell’immediato.
Austria, Belgio, Grecia e Irlanda sono i quattro piccoli stati europei dell’area euro che finanziano oltre il 50% del proprio debito pubblico sul mercato finanziario internazionale, perché le finanze interne, incluse quelle private, non sono sufficienti.
Grecia e Irlanda si sono già trovate nella necessità di prestiti immediati per far fronte alle scadenze. Belgio ed Austria sono a rischio di trovarsi da un giorno all’altro in situazioni analoghe. Il Portogallo, anch’esso in difficoltà a reperire denaro all’interno, ha appena annunciato di aver ottenuto finanziamenti dalla Cina. La Grecia ha venduto alla Cina il porto del Pireo, pur di ottenere finanziamenti. La Spagna forse ce la farà senza dover ricorrere a prestiti straordinari ad alto costo. Ma l’unione monetaria europea è a rischio.
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