Il 15 dicembre 2010 a Istanbul si sono incontrati il ministro dell’energia russo Sergei Shmatko, il vice primo ministro Igor Sechin, il ministro dell’energia turco Taner Yildiz e i rappresentanti delle aziende turche per discutere due ambizioni progetti energetici:
1) una centrale nucleare da 4,8 gigawatt– dal costo di 20 miliardi di dollari – che dovrebbe essere costruita in collaborazione con i Russi nel Sud della Turchia;
2) un oleodotto della portata di un milione di barili di petrolio al giorno dal porto turco di Samsun sul Mar Nero al porto turco di Ceyhan sul Mediterraneo.
Entrambi i progetti sono irti di ostacoli, a cominciare dai costi. La centrale nucleare ipotizzata sarebbe la più grande – nonché la più costosa – mai costruita, e la Russia al momento non può fare un investimento simile all’estero. Per fare un paragone, Mosca ha programmato di spendere la stessa cifra – 20 miliardi di dollari – per modernizzare l’intera economia russa! Neppure la Turchia ha abbastanza risorse per finanziare un progetto così monumentale. L’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan - ancora oggi la più importante infrastruttura energetica della Turchia, costata 3,9 miliardi di dollari – fu pagato grazie a finanziamenti di istituzioni internazionali e fu realizzato in ben dieci anni.
Ma parlando di questi progetti Mosca e Ankara intendono ribadire la loro amicizia. Se un giorno fossero realizzate, queste opere consoliderebbero la posizione della Russia in Turchia, dato che Ankara sarebbe ancor più dipendente dall’energia russa. Parlarne non costa nulla, ma mostra buona volontà reciproca.
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