Il 12 gennaio 2011 la presidentessa lituana Dalia Grybauskaite - durante un incontro con il portavoce del parlamento lettone Solvita Aboltina - ha invitato i paesi baltici e i paesi scandinavi (soprattutto la Svezia) ad aumentare la cooperazione nei settori strategici dell’energia e dei trasporti. A poche ore di distanza anche il primo ministro lituano Andrius Kubilius ha ribadito l’intenzione di voler diversificare le fonti di approvvigionamento energetico per svincolarsi dalla dipendenza dalla Russia e pagare meno il gas naturale.
Si tratta di una svolta nella politica della Lituania, che ha sempre avuto un atteggiamento pragmatico nei confronti del Cremlino – al contrario di Estonia e Lettonia, paesi che sono stati sino ad ora più filoccidentali e anti-russi. La Lituania non confina non la Russia ed ha una minoranza di popolazione russa decisamente inferiore a quelle dell’Estonia e della Lettonia. Si sente perciò meno direttamente minacciata dal gigante russo, avendo Lettonia e Bielorussia di mezzo. Ma ora che Estonia e Lettonia stanno rapidamente rientrando sotto l’influenza russa, la Lituania si sente in prima linea e teme di perdere la propria indipendenza.
I limiti della strategia lituana.Vilnius vorrebbe aumentare la cooperazione con i suoi vicini, specialmente con la Polonia e i paesi scandinavi (Svezia). Grybauskaite ha proposto nuovi progetti energetici comuni fra paesi baltici, Polonia, Svezia e Finlandia, escludendo di proposito la Russia – da cui acquista tuttora quasi tutto il gas naturale che consuma.
L’Unione Europea, che appoggia l’iniziativa lituana, ha recentemente annunciato finanziamenti per un valore di 173 milioni di euro per la costruzione di infrastrutture energetiche fra Polonia e Lituania. I progetti non vedranno la luce prima del 2015, e la Russia ha tutto il tempo di consolidare la propria posizione in Polonia stipulando nuovi contratti per la fornitura di gas naturale. Anche gli altri progetti – la costruzione di un impianto per il gas naturale liquefatto e di una centrale nucleare – non saranno terminati prima del 2018, perciò il Cremlino ha ancora un ampio margine di manovra.
Altri aspetti complicano ulteriormente la situazione. I Polacchi sono in conflitto con i Lituani sia per la vicenda della raffineria Orlen Lietuva sia per il trattamento della minoranza polacca in Lituania. Per unificare la regione baltica Vilnius dovrebbe prima ricucire i rapporti con Varsavia, ma ci vorrà tempo. La cooperazione potrebbe iniziare con l’elaborazione di una politica comune fra Lituania e Polonia sulla Bielorussia, dove entrambi i governi appoggiano gruppi di opposizione.
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