La Polonia non ha mai cercato l’energia nucleare perché poteva contare sui suoi ricchi giacimenti di carbone – da cui proviene tuttora il 94% dell’energia elettrica del paese. L’unica centrale nucleare, Zarnowiec (50 km a nordovest di Danzica), costruita in epoca sovietica, venne definitivamente smantellata nel 1990 per la pressione degli ambientalisti, che temevano una nuova Chernobyl. Ma ora che l’UE esige la diminuzione delle emissioni di gas serra, Varsavia deve necessariamente vagliare altre ipotesi.
Il governo polacco ha ipotizzato di costruire tre centrali a gas, grazie a cui ridurrebbe drasticamente le emissioni. Tuttavia una scelta simile aumenterebbe la dipendenza della Polonia dalla Russia – da cui provengono già il 53% del gas e il 93% del petrolio importato!
Per ridurre la dipendenza dalla Russia, Varsavia ha in mente di costruire due centrali nucleari da 3.000 MW entro il 2022, per un costo complessivo di 18-21 miliardi di euro, ed è alla ricerca di un partner straniero per condividere le spese di costruzione sia per ottenere il know-how di cui necessita.
Al momento i possibili investitori sembrano due: Stati Uniti, Francia.
Cooperando con la Francia (Areva), la Polonia potrebbe aumentare il proprio peso in Europa e ottenere incentivi economici da Parigi. Scegliendo gli Stati Uniti invece Varsavia potrebbe rilanciare i legami con Washington – dopo i mancati accordi sulla sicurezza – in campo economico, spingendo il governo americano a un impegno di lungo termine nella regione.
È ormai chiaro che per avere l’indipendenza energetica e difendersi da eventuali shock esterni i paesi europei devono puntare fondamentalmente sull’energia nucleare.
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