Da un articolo di Yaroslav Trofimov apparso sul Wall Street Journal l’11 marzo 2011.
CAIRO — Centinaia di integralisti islamici sono evasi di prigione durante i disordini che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak lo scorso mese.
Ora i dimostranti premono per il rilascio e la riabilitazione dei prigionieri politici, inclusi […] diversi guerriglieri coinvolti in attacchi terroristici.
Fra i dimostranti si sta diffondendo l’idea che i terroristi affiliati ad al Qaeda abbiano ripiegato sulla violenza perché spinti dagli eccessi della dittatura: visto che ora è stata rovesciata, non rappresenterebbero più una minaccia per la democrazia.
"Sono vittime, la loro è stata una reazione alla tortura," ha detto Wael Abbas, uno dei leader dei giovani dimostranti di piazza Tahrir. (…)
Khaled Dweik, che ha allestito la tendopoli dove erano ospitati i dimostranti fino a mercoledì, è d'accordo: "Il terrorismo non può esistere in Egitto, al momento attuale; se ci sono ingiustizia e repressione, la gente uccide ed è disposta a morire, ma se c'è libertà la gente esprime la propria creatività e collabora alla ricostruzione del paese".
Molti dei prigionieri islamisti egiziani appartengono a Gamaa Islamiyya, un movimento responsabile dell'uccisione di centinaia di turisti stranieri, poliziotti e intellettuali laici, e coinvolto nell'attentato al World Trade Center bombing di New York nel 1993. Gamaa Islamiyya è stato il co-fondatore di al Qaeda insieme all' Egyptian Islamic Jihad di Ayman al Zawahri – anche se nello scorso decennio molti dei suoi leader hanno rinunciato alla violenza.
Circa 500 prigionieri legati a Gamaa Islamiyya, sono già stati liberati nelle scorse due settimane. […]
Un ufficiale dell'antiterrorismo statunitense ha affermato che gli Stati Uniti sono preoccupati per la liberazione dei detenuti e che seguono la situazione con attenzione. Finora non ci sono prove che i rilasciati abbiano ripreso le attività di militanza. Israele però è preoccupata dal ritorno di diversi militanti di Hamas alle loro case, nella striscia di Gaza. […]
Sotto il governo Mubarak, oggetto di numerosi attentati islamisti, l’apparato di sicurezza conosciuto con il nome di Amn al Dawla reprimeva duramente gli attivisti militanti, torturando i sospetti e arrestando intere famiglie. Le leggi di emergenza varate nel 1981 dopo l’omicidio del predecessore di Mubarak, Anwar Sadat, permettevano di tenere in custodia per anni i sospettati anche in assenza di prove; di solito i terroristi erano poi processati in tribunali militari. Per questo gli USA dopo l'11 settembre 2001 inviarono una lista di sospettati in Egitto – dove le regole su custodia e tortura erano meno rigide.[…]
"Uno degli obiettivi politici del regime corrotto era quello di fomentare divisioni tra musulmani e cristiani per governare meglio", dice Fathi Abdel-Rahman, un altro leader della tendopoli di piazza Tahrir che ha passato 5 anni in prigione perché sospettato di attività islamista. "Nessuno di quelli che sono in prigione ha mai piazzato bombe: sono tutti vittime innocenti del vecchio sistema, e devono essere immediatamente rilasciati".
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