Un focus
sul Giappone

16/11/2010

15 marzo 2011
A quattro giorni dal terremoto e conseguente tsunami che ha devastato le coste nord orientali del paese, i giapponesi continuano a lottare per contenere i problemi causati dai danni alle centrali nucleari.

Il Giappone ha chiuso 11 delle 54 centrali nucleari sul territorio causando un calo di produzione del 20%; per questo è stato deciso di razionare l’energia elettrica in tutto il paese per tre ore al giorno. Molte industrie automobilistiche e acciaierie hanno sospeso la loro attività.

La chiusura delle principali centrali nucleari – che producono il 30% dell’energia elettrica – avrà gravi ripercussioni sul paese, anche perché il petrolio e il gas consumati in Giappone sono importati dall’estero.

Per garantire l’indipendenza energetica a tutte le regioni il governo giapponese ha fatto costruire le centrali nucleari a macchia di leopardo in tutto il paese in modo da evitare che vi fossero aree totalmente dipendenti dalle importazioni estere.

Secondo alcune stime, la domanda di petrolio potrebbe aumentare tra i 400,000 e i 750,000 barili al giorno.

La minaccia radioattiva si fa sempre più concreta: è stata confermata questa mattina la fusione parziale dei nuclei dei reattori 1-2-3 della centrale di Fukushima, e anche la centrale di Daini, non lontana da Fukushima, ha riscontrato guasti al sistema di raffreddamento. Un’emergenza di minore gravità è stata riportata anche alla centrale di Onagawa, a Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi – una delle più colpite dallo tsunami. La protezione civile giapponese ha confermato che il sistema di raffreddamento del reattore numero 2 della centrale di Tokai nella prefettura di Ibaraki si è fermato:

questa centrale dista solo 120 chilometri da Tokyo a differenza di quella di Fukushima che si trova a 260 chilometri. Una possibile fuga radioattiva da Tokai metterebbe a rischio i 30 milioni di abitanti che risiedono nell’area metropolitana di Tokyo.

Il governo ha confermato che i livelli radioattivi intorno alla centrale di Daiichi hanno raggiunto i 1200.4 millisievert orari, il doppio dei livelli permessi. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere un uomo entro un mese. Le notizie di contaminazione radioattiva variano, ma almeno 200 persone sono state esposte alle radiazioni. La televisione nazionale NHK ha ordinato l’evacuazione immediata ai residenti in un area di circa 20 km dalla centrale, e l’obbligo d’indossare diversi strati di abiti a maniche lunghe per evitare contatti con la polvere radioattiva .

L’esplosione avvenuta  al terzo reattore della centrale di Fukushima Daiichi porta a domandarsi se abbia effettivamente danneggiato il cuore del reattore oppure solo la barriera di contenimento. Ma la vera domanda è: se il calore, la pressione e le radiazioni dalle centrali di Fukushima Daini, Onagawa e Tokai continuano ad aumentare, le squadre speciali saranno in grado di contenerle?

Si sono formate code ovunque perché la popolazione teme di rimanere senza cibo, carburante e medicine. Non ci sono stati segnali di panico o isteria collettiva e se consideriamo i terremoti e le scosse di assestamento continui, lo tsunami, una possibile eruzione vulcanica e multiple minacce di fusioni nucleari da reattori danneggiati, c’è veramente da ammirare la forza e la resistenza dei giapponesi. La crisi è tutt’altro che risolta, e l’instabilità dei reattori pone sfide difficilissime alle squadre di contenimento.   

A cura di Emanuela Borgnino

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