Escalation di violenza contro Israele

25/03/2010

25 marzo 2011

Non è casuale l’escalation di attacchi contro Israele culminati nell’attentato del 23 marzo in cui una donna ha perso la vita e 24 persone sono state ferite – alcune in modo grave.

Se inseriamo gli avvenimenti nel contesto regionale il quadro diventa limpido: lo sterminio di una famiglia intera nell’insediamento di Itamar, l’infittirsi del lancio di razzi dalla striscia di Gaza verso i centri urbani nel Sud del paese (Sderot, Ashkelon, Bersheva) e nel deserto, infine l’attentato contro un autobus di linea hanno chiaramente lo scopo di provocare Israele e spingerlo a una reazione militare.

Il Jihad Islamico Palestinese, un movimento jihadista manovrato dall’Iran, ha rivendicato la paternità del lancio dei razzi, ma per ora non sono ancora stati trovati i responsabili del massacro di Itamar e dell’attentato dinamitardo del 23 marzo.

Un’eventuale reazione militare di Israele potrebbe provocare una crisi in Egitto, dove l’esercito sta cercando di gestire la transizione di governo in modo pacifico. Un’operazione israeliana contro la striscia di Gaza causerebbe un’ondata di rifugiati verso il Sinai e metterebbe in difficoltà l’Egitto, che potrebbe essere spinto a chiudere il confine di Rafah. Hamas e i Fratelli Musulmani potrebbero allora mettere sotto accusa il governo egiziano e istigare le masse arabe – particolarmente sensibili su questo tema – contro Israele, accrescendo il proprio prestigio in vista delle elezioni egiziane.

Nelle ultime settimane l’Iran ha anche manovrato le minoranze sciite per destabilizzare i paesi rivali del Golfo Persico – Bahrein e Arabia Saudita in particolar modo. Teheran ha interesse a creare un diversivo per distogliere l’attenzione internazionale dalla repressione in Siria e per compattare l’opinione pubblica dei paesi arabi contro Israele.

 

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