Il primo aprile 2011 l’Unilever ha deciso di sospendere gli aumenti di prezzo - già annunciati - sul mercato cinese, dopo aver ricevuto pressioni da parte della National Development and Reform Commission (NDRC), incaricata della pianificazione economica generale in Cina.
In questi giorni in Cina si discute molto dell’aumento dei prezzi, e a Shanghai e Nanchino si sono anche avuti episodi di corsa all’accaparramento di saponi e detersivi da parte dei consumatori.
La Cina sta tentando di trasformare la propria economia puntando di più sui consumi interni, ma senza provocare un’inflazione eccessiva, che creerebbe gravi disagi sociali. Poiché l’economia non è regolata dal mercato libero, ma dalla pianificazione degli enti pubblici, le pressioni per obbligare gli operatori commerciali e i produttori a non aumentare i prezzi, anche in presenza di aumenti internazionali e locali dei costi, non può che ricorrere a varie forme di intimidazione o di ricatto.
Il pericolo maggiore è però rappresentato dal conflitto di interessi fra il governo centrale e le amministrazioni locali. Le amministrazioni locali aumentano le proprie risorse se aumenta il valore dei terreni e degli immobili, se aumentano i ricavi delle aziende controllate dal governo locale, se aumentano i finanziamenti concessi in loco. Perciò le amministrazioni locali tendono ad essere d’accordo con istituzioni finanziarie ed aziende locali per sabotare le direttive del governo centrale. Ben 49 amministrazioni regionali hanno programmato per il 2011 un tasso di aumento dei prezzi degli immobili diversamente calcolato dalle indicazioni del governo centrale – e sicuramente superiore al limite programmato a livello nazionale. Anche i limiti di finanziamento all’edilizia e ad altri tipi di aziende vengono aggirati dagli istituti finanziari, che per esempio vestono i prestiti come acquisti di azioni.
Le aziende straniere con attività commerciali in Cina sono ovviamente le più esposte alle pressioni e ai ricatti dello stato. Carrefour e Wal-Mart pare abbiano difficoltà, e Carrefour ha recentemente chiuso due grandi punti vendita.
Le aziende di stato ovviamente applicano la politica di stato, e corrono il rischio di produrre grandi perdite quest’anno. I giornali di Hong Kong scrivono che le aziende cinesi che producono energia stanno operando in perdita, tanto che un quinto delle aziende sarebbero in condizioni finanziarie gravissime.
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