L’11 aprile 2011 il governo kirghiso ha votato l’adesione all’unione doganale con Russia, Bielorussia e Kazakistan, prevista per il 1 gennaio 2012.
Questa scelta avrà ripercussioni negative sulle industrie del paese e sulla possibilità di ri-esportare merci cinesi agli altri paesi dell’Asia centrale, ma permetterà al governo kirghiso di ottenere protezione e aiuti economici dalla Russia, di cui ha disperatamente bisogno.
Il Kirghizistan è uno dei paesi più poveri dell’Asia centrale, con un export praticamente nullo. Di fatto la Russia offre già assistenza al Kirghizistan vendendogli benzina e altri prodotti energetici senza tasse, e pagando un generoso affitto per la base di Kant – non lontana dalla capitale – che rappresenta da solo un’ampia fetta delle entrate del governo.
Il Kirghizistan cerca l’unione doganale più per motivi di sicurezza che per motivi economici: per essere al sicuro non soltanto dal ben più potente Uzbekistan, ma anche dal Tagikistan alle cui frontiere il livello di violenza – specialmente da parte di gruppi jihadisti – è cresciuto negli ultimi mesi. Entrare a far parte di un’unione doganale con la Russia per il Kirghizistan significa cercare la pace nella valle di Fergana.
Dal canto suo la Russia fa un altro passo avanti nella ricostruzione di una sfera d’influenza che si estende fino ai confini della vecchia URSS.
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