Negli ultimi dieci anni la domanda di rame in Cina è aumentata in modo esponenziale. Le miniere cinesi producono solo il 6% del rame a livello globale, ma la Cina è il primo paese al mondo per la fusione (24% del totale), la raffinazione (23%) e la produzione di beni in rame o in lega di rame (30%).
Il consumo di rame nel resto del mondo è calato nell’ultimo decennio, ma non in Cina, dove i consumi hanno continuato a crescere soprattutto per l’ampio impiego in edilizia, grandi infrastrutture e grande industria.
Dato che la domanda supera di molto la produzione interna, la Cina è il maggior importatore di rame – grezzo e raffinato – nel mondo. La crescente dipendenza dalle fonti esterne l’ha resa vulnerabile ai prezzi del mercato internazionale: i prezzi sono cresciuti rapidamente creando difficoltà alle aziende di stato e all’economia cinese.
La Cina ha perciò inviato i suoi colossi minerari in giro per il mondo – Zambia, Perù, Afghanistan, Ecuador, etc. – alla ricerca di nuovi giacimenti di rame e altri minerali, per acquisirne il controllo e assicurarsi rifornimenti a prezzi stabili per gli anni venturi. Le aziende statali cinesi hanno infatti ampie riserve finanziarie e possono contare su prestiti a tassi agevolati per gli investimenti strategici. Così facendo Pechino non soltanto si assicurare i rifornimenti di materie prime, ma può anche diversificare gli investimenti liberandosi un po’ dei titoli del tesoro americani. Questa strategia non è priva di rischi: dato che la Cina è arrivata tardi sul mercato internazionale delle materie prime, ha dovuto investire in paesi ad alto rischio, ad esempio in Zambia – che è uno dei primi dieci produttori di rame a livello mondiale.
Ora si è creata una situazione di mercato anomala: le riserve di rame e di altri minerali sono usate dalle aziende e dai privati in Cina come investimento speculativo. Se il costo delle materie prime è in crescita acquistare materie prime e tenerle in stock per rivenderle a un prezzo più alto alcuni mesi dopo è un ottimo affare, soprattutto se le materie prime si acquistano con dollari statunitensi presi a prestito dalle banche a un tasso bassissimo, che si restituiranno quando il dollaro si sarà svalutato contro lo Yuan (la valuta locale cinese). Pare che ora le riserve di rame accumulato in Cina siano ora talmente alte da aver spaventato gli speculatori ed aver causato una flessione delle importazioni – meno 15,6% rispetto all’anno scorso – negli ultimi mesi. Anche perché il governo centrale ha annunciato l’introduzione di controlli sui prestiti in valuta (dollari) per pagare le importazioni di materie prime, proprio per limitare le speculazioni e quindi l’inflazione.
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