Stallo in Iraq
gli Usa non possono restare, non possono andarsene

29/04/2011

Secondo i media iracheni, gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sul primo ministro Nouri al-Maliki e sull’ex primo ministro Iyad Allawi perché formino un nuovo governo di unità nazionale e approvino un emendamento al SOFA (US-Iraq Status of Forces Agreement) che riesca a prolungare la permanenza delle truppe americane su suolo iracheno oltre la scadenza – prevista per la fine del 2011.

Gli USA vorrebbero trattenersi più a lungo in Iraq in modo da impedire alla Repubblica Islamica dell’Iran di riempire il vuoto di potere (il governo Iracheno è frazionato e impotente nel prender decisioni) dopo il ritiro delle ultime truppe americane. Però c’è poco tempo perché il governo possa chiedere ufficialmente agli USA di rimandare il ritiro. Se nulla succede entro breve termine, gli USA dovranno lasciare il paese alla fine dell’anno.

In parlamento sono solo due le forze favorevoli a una presenza statunitense nel paese: la coalizione al-Iraqiya, guidata dal Allawi, che controlla 91 dei 325 seggi parlamentari, e la minoranza curda, che ne controlla 57. Insieme queste due forze non hanno nemmeno lontanamente i numeri per raggiungere i due terzi  di voti necessari a far passare l’emendamento al SOFA. Al Maliki non è personalmente contrario alla permanenza delle truppe americane, ma l’Alleanza Nazionale Sciita al potere, composta dal partito di al Maliki e dalle varie liste sciite unite nell’Alleanza Nazionale Irachena – guidata dal religioso Muqtada al-Sadr e Ammar al-Hakim – controlla 159 seggi e si opporrà.

La situazione potrebbe cambiare:

1)    in caso di nuove elezioni, che però non è affatto sicuro che indebolirebbero gli sciiti;

2)    modificando gli equilibri parlamentari senza nuove elezioni. Ma al-Maliki non ha alcuna intenzione di abbandonare gli alleati sciiti e schierarsi con Allawi, perché sa che non può permettersi di schierarsi contro il potente movimento sadrista, fortemente anti-americano.

La Repubblica Islamica ha così tanti legami con gruppi religiosi, politici e armati in Iraq, da poter prevenire ogni stravolgimento degli equilibri di potere in Iraq.

Gli USA hanno capito da lungo tempo che non è possibile formare un governo stabile in Iraq senza l’assenso di Teheran: anche se la Repubblica Islamica non ha ancora il pieno controllo del paese, ha gli strumenti per bloccare in modo efficace qualsiasi iniziativa degli USA.  

 

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