Il 10 maggio si è concluso l’incontro sulla sicurezza strategica e il dialogo economico fra i vertici civili e militari di Cina e Stati Uniti, che aveva lo scopo di favorire il dialogo e la collaborazione a livello internazionale, ma soprattutto è l’unico tipo di incontro in cui si possono sondare le reazioni e le opinioni sia della dirigenza militare sia della dirigenza politica cinese.
La Cina ha sempre sostenuto che è ‘il partito a governare il fucile’, ovvero l’esercito cinese, ma vi sono buone ragioni di credere che la divergenza di opinioni e di interessi fra la leadership civile e militare in Cina si stia accentuando. È molto utile per gli USA capire se e quanto questo è vero.
In concreto Pechino e Washington hanno discusso su come affrontare le recenti crisi umanitarie in Giappone e Nuova Zelanda - senza però dimenticare i problemi legati al terremoto nel Sichuan del 2008 e lo tsunami del 2005 nel sudest asiatico. Tramite una maggiore cooperazione Cina e USA intendono ‘valutarsi’ a vicenda, e Hillary Clinton ha anche ventilato di condurre esercitazioni militari congiunte in futuro.
I due paesi si sono poi impegnati a mantenere aperto il dialogo per garantire pace, stabilità e prosperità nella regione del Pacifico. L’ascesa della Cina rischia di intaccare l’equilibrio regionale tuttora basato sul predominio statunitense. Con Washington impegnata in Afghanistan e in Iraq, Pechino ha potuto muoversi liberamente aumentando la propria influenza nella regione. I vertici cinesi mal sopportano le attività statunitensi nella regione (fra cui le ingerenze nelle dispute territoriali con i vicini) per non parlare delle tensioni su Taiwan e sulla Corea del Nord.
Si è trattato di un semplice scambio di opinioni, che non avrà ripercussioni sulla situazione reale. Chiaramente l’incontro è importante sul piano simbolico: Pechino è soddisfatta perché di fatto le è stato riconosciuto il ruolo di partner privilegiato degli USA nella gestione degli affari regionali; dal canto suo Washington spera di incoraggiare la Cina a gestire con maggiore responsabilità gli equilibri regionali – anche se questo significa che potrà anche puntare il dito contro Pechino nel caso in cui le cose non vadano per il verso giusto.
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