Il 13 giugno 2011, a distanza di cinque mesi dalle elezioni, si è costituito il nuovo governo libanese. Il governo precedente era stato fatto cadere da Hezbollah.
Il nuovo governo del premier Michel Sulman è dominato dalla Coalizione 8 Marzo, appoggiata dalla Siria, e non include nessun rappresentate dell’Alleanza del 14 maggio, coalizione sunnita appoggiata dall’Arabia Saudita. Il governo si è costituito dopo la visita del leader druso Walid Jumblatt a Damasco, ed ha subito ricevuto le congratulazioni del presidente siriano al Assad. Nel nuovo governo Hezbollah ha tre ministri, il Free Patriotic Movement di Michel Aoun ne ha sei.
Il governo saudita, quello egiziano e altri governi di paesi sunniti filo-americani hanno tentato in questi mesi di allontanare la Siria dall’Iran, fornendo un tacito sostegno al governo di Assad durante questo periodo di rivolte interne, al contrario del governo turco che ora condanna apertamente la repressione in Siria. In cambio Sauditi ed Egiziani si aspettavano l’emarginazione di Hezbollah e dei suoi stretti alleati in Libano, ma Assad non si è piegato. I partiti filo-sauditi sono stati totalmente esclusi dal nuovo governo libanese.
I Sauditi avevano anche chiesto lo spostamento della sede di Hamas da Damasco in un’altra capitale araba, per sottrarre Hamas – e la questione palestinese – all’influenza iraniana. Ma la Siria ha scelto l’Iran, che sta fornendo assistenza attiva per la repressione delle rivolte interne.
Il nuovo governo libanese deve ora presentare il programma al Parlamento, ed ottenerne la fiducia: non è ancora certo che la ottenga. La situazione può ancora cambiare, anche in dipendenza dall’evoluzione degli eventi in Siria.
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