In attesa della separazione fra Sud e Nord Sudan, prevista per il prossimo 9 luglio, il governo sudanese di Omar al-Bashir sta cercando di sottomettere totalmente i Nubiani nel Kordofan del Sud, regione che rimarrà al nord, ma sarà zona di confine fra i due futuri stati, ed è abitata da una popolazione mista.
I Nubiani neri e i Baggara arabi hanno una lunga storia di ostilità: nei secoli scorsi i nomadi Baggara catturavano i Nubiani nei loro villaggi e li vendevano come schiavi da deportare nelle Americhe e in altri continenti.
Negli ultimi decenni le minoranze in tutte le regioni meridionali del Sud e in Darfur sono state perseguitate e decimate dal governo sudanese, inclusi i Nubiani, nel tentativo di soffocare ogni ribellione e mantenere il controllo su tutto il territorio, soprattutto sulla regione che produce petrolio.
Al Bashir è stato condannato per genocidio in Darfur dal Tribunale Internazionale, ma è ancora capo del Sudan, ed attualmente è in visita di stato in Cina. Le stragi di Nubiani ora sono riprese: milizie di Baggara nomadi e islamici, irreggimentate nelle cosiddette Forze Popolari di Difesa, deportano e uccidono Nubiani agricoltori sedentari, in gran numero ancora animisti o cristiani, dai villaggi accusati di ‘tradimento’, sospettati di simpatizzare per il Sudan People Liberation Movement (SPLM)
Nelle ultime settimane la regione è chiusa anche agli operatori umanitari e ai peacekeepers dell’ONU. Documentazione delle atrocità che si stanno commettendo arriva tramite internet, anche se con grande difficoltà e in modo limitato. Ma i mezzi di informazione non ne parlano, l’ONU non ne discute, nessuno esige di avere accesso alla regione per verificare la situazione.
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