Il 28 giugno il premier cinese Wen Jiabao ha concluso un viaggio ufficiale in Ungheria, Regno Unito e Germania. Durante la visita Wen ha firmato numerosi contratti in vari settori – dal settore bancario alla chimica, dai trasporti all’energia – e ha ribadito l’intenzione di continuare ad acquistare obbligazioni europee.
In Ungheria la Bank of China si è impegnata a finanziare l’azienda chimica Borsodchem per un valore di $1,6 miliardi, mentre la Banca di Sviluppo Cinese ha offerto un prestito di $1,4 miliardi. Wen ha aggiunto che la Cina acquisterà una ‘certa quantità’ di obbligazioni ungheresi. L’azienda cinese Huawei ha poi firmato un accordo di collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Ungherese per la creazione di un centro di distribuzione europeo per l’esportazione, e per progetti nel settore aviario e in quello quello ferroviario.
In Gran Bretagna la Bank of China ha offerto all’azienda energetica BG Group $1,5 miliardi per favorirne l’espansione in Cina; la China Energy Conservation and Environmental Protection Group ha stretto l’accordo per una joint venture da $1,5 miliardi con la Seamwell International per la gassificazione del carbone nella Mongolia Interiore. Inoltre i due governi hanno creato un piano di investimenti che dovrebbe generare circa $321 miliardi di utile.
Ma è la Germania ad essersi accaparrata i contratti migliori. China Aviation Supplies con l’appoggio della Banca Commerciale Industriale della Cina ha firmato un contratto per l’acquisto di 88 Airbus A320 per un valore di $7,5 miliardi. Inoltre Bejing Benz Automotive e Daimler Benz sono pronte a investire $2,8 miliardi in Cina per aumentare la produzione di nuove auto e costruire nuovi stabilimenti; la FAW e la Shanghai Automotive Industry Corp. hanno firmato un accordo con la Volkswagen per la costruzione in Cina di due stabilimenti che inizieranno a produrre nel 2013. La Commissione per lo Sviluppo e le Riforme della Cina, principale organo di pianificazione, ha stretto un accordo con la Siemens per lo ‘sviluppo urbano sostenibile’ e per progetti di risparmio energetico.
Wen ha anche rilasciato un’intervista al Financial Times per rassicurare gli investitori sullo stato di salute dell’economia cinese e sull’efficacia delle politiche per combattere l’inflazione.
Ma la Cina ha molti problemi da affrontare. L’inflazione di base si avvicina al 6%, quella sui generi alimentari ha raggiunto il 10%. L’inflazione mette ora in difficoltà molti settori della popolazione, ma la spirale inflazionista probabilmente continuerà nei prossimi mesi. Nelle industrie a Ghuangzhou, Dongguan e Changchung i lavoratori hanno scioperato per chiedere paghe più alte: nonostante i salari siano saliti del 20% nell’ultimo anno, i Cinesi ritengono che le paghe non tengano il passo con l’inflazione. Nel 1989 l’inflazione sui prodotti alimentari era simile a quella odierna, e la frustrazione sociale diede allora vita a una protesta di massa contro il sistema politico, sfociata nelle manifestazioni di Tienanmen. Se l’export cinese dovesse diminuire prima che i provvedimenti del governo abbiano messo in moto un meccanismo di aumento dei consumi interni, si avrebbe un’ondata di disoccupazione che porterebbe sicuramente a instabilità sociale. Per questo la Cina è interessata a collaborare con l’Europa per sostenere la domanda europea di importazioni, anche se quanto può fare non avrà un impatto determinante.
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