I fiumi sono storicamente la base del sistema economico e finanziario: l’essenza del commercio è il trasporto delle merci dai luoghi in cui si producono ad altri in cui si possono vendere ottenendo profitto. I fiumi offrono questa possibilità. È tuttavia necessaria la presenza di qualcuno – le banche – che gestisca il denaro con cui gli scambi di merci e servizi possano essere tanti e avvenire con facilità. Per questo lungo il corso di ogni grande fiume è sorta nella storia una grande banca.
Se osserviamo la mappa d’Europa vediamo che su tutti i maggiori fiumi è nata nei secoli una grande banca (vedi mappa): a Parigi sulla Senna, a Londra sul Tamigi, a Cracovia sulla Vistola, e così via.
In Europa economia e identità nazionale vanno di pari passo, perché ognuno di questi fiumi attraversa un paese diverso; perciò i leader politici in particolare hanno sempre visto il sistema bancario non solo come un’istituzione economica, ma come un importante mezzo per edificare stato e nazione. Per questo in Europa le banche hanno l’abitudine di far gli interessi dei singoli stati, e i singoli governi ne tengono conto ancora oggi nel prender decisioni.
Ovviamente bisogna tenere conto della competizione storica fra stati, che implica una competizione fra sistemi economici e fra banche. Il capitale raccolto dal commercio viene convogliato nelle banche, che lo utilizzano in base agli interessi nazionali per gli scopi più svariati – per avere piena occupazione, promuovere la tecnologia nucleare, costruire nuove infrastrutture, etc. (si pensi al ruolo delle Fondazioni bancarie nel territorio oggi in Italia). In Europa si tende a pensare che il denaro delle banche stia meglio in patria, dove può servire gli interessi nazionali, piuttosto che andare all’estero, e che il denaro estero stia meglio a casa propria. Questo è il motivo per cui il denaro proveniente dall’estero sotto forma di investimenti diretti o tramite fondi viene spesso chiamato ‘locusta’ o ‘avvoltoio’.
In Europa mediamente i due terzi del capitale delle imprese è fornito dalle banche, soltanto un terzo dal mercato finanziario, cioè tramite azioni e obbligazioni.
Gli Stati Uniti hanno una vastissima rete navigabile, anzi SONO una unica grande rete navigabile, ad esclusione della costa del Pacifico: il grande bacino del Mississippi ha molti più km di fiumi navigabili rispetto a tutta l’Europa messa insieme, ed è collegato a nord (sistema dei Grandi Laghi) e a sud (golfo del Messico) all’Intercoastal Waterway, una serie di canali e isole lungo la costa atlantica fino al Golfo, che collega la costa e l’intero Midwest alla rete marittima. Questo ha avuto ripercussioni sulla struttura economica e nazionale degli Stati Uniti. Siccome tutti fanno parte della stessa zona finanziaria e commerciale, non esistono nazioni diverse negli USA. Inoltre non esiste un unico centro bancario e finanziario, ma ne sono sorti tanti a servizio dello stesso sistema, a causa della vastità del sistema stesso: sono importanti centri finanziari Chicago, New York, St. Louis, Norfolk, e quelli di tante altre città. Ma nessun centro finanziario in USA svolge il ruolo di Parigi per la Francia, o il ruolo di Londra per l’Inghilterra. Il capitale viene accumulato ovunque, la rete è molto estesa, nessuna banca è LA banca di interesse nazionale. Per questa ragione gli Americani non considerano il settore bancario allo stesso modo degli Europei.
Il capitale usato dalle imprese americane è soltanto per un terzo fornito dalle banche, per due terzi dal mercato azionario e obbligazionario.
Quando in America un’impresa – anche grandissima – non ce la fa più a stare a galla, di solito la si lascia fallire. Ma in caso di salvataggio è il governo a salvarla con i soldi dei contribuenti. Il governo non chiede alle banche di salvare le imprese di altri settori. Al contrario in Europa i governi hanno chiesto alle banche di contribuire al salvataggio non solo di alcuni settori dell’economia interna, ma ora anche di salvare il governo greco: per ora sono stati già raccolti oltre 20 miliardi di euro dalle varie banche europee.
Questo sistema però ha rischi notevoli per la salute del settore bancario europeo. Qualunque crisi di fiducia nella solvibilità di uno stato si traduce in crisi di fiducia nelle sue banche, e viceversa. Che è quanto vediamo accadere in questi giorni: i titoli di stato e le azioni e obbligazioni bancarie crollano di pari passo o si stabilizzano – sperabilmente – di pari passo.
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