La Russia cerca di modernizzare e privatizzare imprese, perché ha bisogno di investimenti da parte di gruppi industriali e tecnologici esteri, che portino know-how e aiutino a diversificare l’economia. La Russia ha recentemente firmato accordi a questo fine con Germania, Francia, Norvegia, Corea del Sud e Stati Uniti.
Mosca deve però affrontare due problemi, di natura del tutto contradditoria:
1) la reticenza di aziende e stati esteri, poco propensi a investire in Russia per via della natura autoritaria del regime, che soltanto alcuni anni fa ha nazionalizzato numerose aziende straniere senza troppe preoccupazioni;
2) la paura che la cessione di parte delle proprie aziende a investitori esteri causi un ridimensionamento del potere dello stato, e renda più vulnerabile il paese sul piano della sicurezza.
Il governo sta mettendo in piedi un sistema per mantenere il controllo, pur implementando riforme, per lo più cosmetiche, che diano una parvenza di democrazia e favoriscano il flusso di investimenti dall’estero. Il Cremlino sta rafforzando il partito di governo – Russia Unita – prima di lasciare una certa di libertà di azione ai nuovi partiti – quasi tutti legati in qualche modo al partito di Putin – finora fuori legge. Il partito di governo ha già al suo interno numerose correnti – liberali, conservatori, etc. – e coltiva i rapporti con le organizzazioni giovanili per preparare nuove generazioni filo-governative che sostituiranno l’attuale classe politica preservandone lo spirito e gli obiettivi.
Di recente Putin ha annunciato la creazione di un Fronte Popolare che raccoglie numerose organizzazioni fra cui gruppi di interesse, sindacati, aziende, singoli individui e partiti politici – anche dell’opposizione – il cui scopo è mantenere l’unità del paese. Non è ancora chiaro come agisca questo Fronte, ma si tratta di un sistema in cui il potere non è nelle mani di un ufficio politico, ma di una singola persona: Putin stesso. L’apparente pluralismo verrà di fatto controllato da un leader politico, Putin, che non si limiterà al ruolo di leader di una nazione, ma diventerà a tutti gli effetti il comandante dell’intero stato russo.
Politica esteraIl 6 luglio scorso l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Organizzativa (CSTO), alleanza militare sorta nel 1992 fra la Russia e molte delle ex repubbliche sovietiche – fra cui Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan – ha avviato nuove esercitazioni.
Negli ultimi anni la Russia ha rafforzato l’alleanza creando un nuovo battaglione di pronto intervento di 16.000 soldati – rispetto ai 1.500 precedenti – per combattere il terrorismo e il traffico di droga. La Russia in base al trattato dispiega le sue truppe sul territorio dei paesi membri per aiutarli a controllare sia la malavita sia il malcontento, e prevenire e gestire possibili crisi in modo multilaterale: ad esempio durante la rivoluzione del giugno 2010 in Kirghizistan la Russia ha potuto servirsi dell’alleanza come piattaforma per riportare la situazione alla tranquillità, senza dover intervenire a nome proprio, il che sarebbe sembrato un’aggressione dall’esterno.
Sul fronte europeo, acquisti in vista?Il 30 giugno 2011 il colosso energetico Gazprom ha annunciato di voler acquistare centrali elettriche in Germania. Questo darebbe a Mosca la possibilità di controllare tutti gli anelli della produzione energetica tedesca, ma viola apertamente le regole sull’unbundling contenute nel Terzo Pacchetto Energetico Europeo adottato nel 2009, che obbligano a scorporare trasporto e produzione di energia. Inoltre le principali aziende energetiche tedesche, come la E.On., hanno già dichiarato di essere contrarie al piano di Gazprom.
A cura di Davide Meinero
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati