I paesi dell’Est Europa, e non solo, sono sempre più preoccupati dall’avanzata della Russia sul mercato energetico europeo con il favore della Germania.
Bielorussia e UcrainaIl 17 luglio 2011 la Bielorussia ha dichiarato di voler partecipare al progetto promosso dall’Ucraina per la costruzione di un terminale di Gas Naturale Liquefatto sul Mar Nero, offrendo 500 milioni di dollari per aumentare la capacità dell’impianto di circa 7-8 miliardi di metri cubi l’anno. Secondo i piani nel 2013 dovrebbe entrare in funzione un primo terminale da 5 miliardi di metri cubi all’anno, e nel 2016 un secondo terminale che dovrebbe raddoppiarne la capacità. Il costo totale dell’opera è di circa 1,5 miliardi di dollari.
Con l’apertura del gasdotto Nord Stream a novembre, che porterà il gas russo direttamente in Germania attraverso il Mar Baltico (vedi mappa), Kiev e Minsk non incasseranno più le tasse di pedaggio del gas. Inoltre la Russia potrà dosare a proprio piacimento i rifornimenti di gas a Ucraina e Bielorussia senza compromettere le forniture alla Germania.
La realizzazione del progetto di rigassificazione è difficile e costosa. Né la Bielorussia né l’Ucraina hanno facile accesso ai capitali necessari. L’Ucraina spera nell’aiuto economico dell’UE o di un qualche azienda europea. La Russia però potrebbe intervenire per bloccare il progetto.
Lituania e paesi balticiIl presidente della Lituania Dalia Grybauskaite il 13 luglio 2011 ha firmato una legge che, ispirandosi alla direttiva Europea che chiede lo scorporo in aziende diverse delle attività di estrazione, produzione e distribuzione dell’energia, mira a ridurre la dipendenza energetica da Gazprom, che rifornisce il 100% del gas alla Lituania e controlla anche il 37,1% dell’azienda energetica statale lituana Lietuvos Dujos.
Inoltre Vilnius prevede di costruire un terminale per il Gas Naturale Liquefatto, ma ha bisogno dell’aiuto finanziario degli altri paesi baltici – Estonia e Lettonia – e probabilmente anche dell’UE. Anche l’Estonia si prepara a firmare una legge simile a ottobre. La Russia però potrebbe aumentare il prezzo del gas ai paesi baltici per spingerli a ripensare la propria strategia energetica.
UngheriaDopo che la Russia ha annunciato di voler creare nuove joint-ventures con le aziende tedesche che producono e distribuiscono energia elettrica nell’Europa dell’Est, l’azienda energetica statale Magyar Villamo Muvek (MVM) ha avviato immediatamente colloqui con la tedesca E.ON. per riacquistare le filiali ungheresi E.On Foldgaz Trade e E.On Foldgaz Storage in modo da non lasciare ai Russi il controllo della rete di immagazzinamento e distribuzione dell’energia. Per ora però l’accordo è lontano: la MVM ha offerto 800 milioni di euro, ma la E.On chiede il 50% in più.
Anche l’Olanda si preoccupaAlla notizia chela tedesca RWE è in trattative con la Russia per vendere la sussidiaria Essent NV – la più grande azienda energetica olandese – a Gazprom, il partito ‘’Appello Cristiano Democratico’ o ACD ha chiesto al Ministro degli Affari Esteri Maxime Verhangen di aprire un’inchiesta per verificare che l’accordo non dia a Gazprom il controllo delle sei centrali elettriche della Essent, e per capire se è possibile bloccare l’acquisto in base alla legislazione olandese.
L’Olanda è preoccupata dalla crescente collaborazione russo-tedesca in campo energetico, che coinvolge le strutture di distribuzione dell’Europa dell’Est. Pochi giorni fa ad esempio la Energie Baden Wurttemberg ha offerto alla Novatek, la più grande azienda indipendente russa nel campo del gas, il controllo di ¼ di Verbundnetz Gas, la terza azienda energetica tedesca in termini di importazioni di gas nonché attore di prim’ordine sul mercato energetico in Slovacchia e Repubblica Ceca.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati