Liberamente tratto da un articolo di Strategic Forecast del 28 luglio 2011
Il fatto
Il 22 luglio 2011 nel centro di Oslo un’autobomba carica di 950 kg di esplosivo a base di nitrato d’ammonio è esplosa danneggiando gravemente la residenza del governo, l’ufficio del primo ministro e il dipartimento dell’energia e del petrolio.
L’attentatore reo confesso Anders Breivik, lasciata la scena del crimine su un’auto affittata, si è recato sull’isola di Utoya, a circa 32 km da Oslo, dove si teneva un raduno di giovani socialisti del Partito Laburista norvegese. Raggiunto l’isola con una barca, ha indossato un giubbotto antiproiettile con lo stemma della polizia per aumentare l’effetto sorpresa e ha sparato all’impazzata sui giovani uccidendone 68 e ferendone altri 60 prima dell’intervento – tardivo – della polizia.
Il protagonista e le sue idee
Poco prima dell’attacco Breivik aveva pubblicato su internet un ‘manifesto’ (anglicizzando il proprio nome) da cui si evince che la sua è stata l’azione di uno stragista solitario che voleva colpire il Partito Laburista, responsabile – secondo Breivik – di aver incoraggiato il multiculturalismo e favorito l’immigrazione musulmana in Norvegia, che distruggerà la cultura europea. Breivik considera traditori i “marxisti” del Partito Laburista, e li disprezza più degli stessi Musulmani – tant’è che nel manifesto invita a non prendere di mira la comunità islamica perché si rischierebbe di creare empatia verso i Musulmani nell’opinione pubblica.
Anche se ha agito da solo, Breivik fa parte di un’organizzazione più vasta chiamata ‘Pauperes Commilitones Christi Templique Solomonici’ o PCCTS, noti come ‘Cavalieri Templari’ (che sono altra cosa rispetto all’Ordine dei Templari medievale), che incitano i ‘Cavalieri della Giustizia’ (così li chiama Breivik) soli o in piccole cellule ad attuare un progetto di lunga durata per “salvare” l’Europa e la cultura europea dalla distruzione.
Nel suo diario Breivik narra di contatti con un cittadino serbo residente in Liberia e di un raduno a Londra nel 2002 cui avrebbero partecipato sette altri individui – due inglesi, un francese, un tedesco, un olandese, un greco e un russo – raduno organizzato per “rifondare l’ordine dei cavalieri templari” ed elaborare una strategia per “difendere gli indigeni europei” dall’avanzata islamica.
La strategia si articolava in tre fasi:
1) 1999-2030: creazione di piccole cellule per lanciare attentati ed effettuare sabotaggi, che potranno agire come “giudice, giuria ed esecutore fino a quando la popolazione indigena non correrà più il rischio di genocidio culturale, non sarà più sotto la tirannia marxista-islamica”, né sottoposta alla minaccia territoriale ed esistenziale della guerra demografica islamica”;
2) 2030-2070: creazione di cellule più grandi e milizie armate;
3) 2070-2100: colpo di stato paneuropeo, deportazione dei Musulmani ed esecuzione dei ‘traditori’.
Per preparare l’attentato Breivik era andato a Praga per avere proiettili e granate da un gruppo criminale dei Balcani, ma non riuscendovi aveva dovuto ripiegare sull’acquisto di armi in Norvegia alla luce del sole attraverso canali legali (si era iscritto già sei anni prima a un’associazione sportiva di tiratori per poter eventualmente acquistare armi legalmente).
L’avvocato difensore ha dichiarato che Breivik, pur avendo agito da solo e in piena autonomia, aveva preso contatti con altre due cellule terroristiche in Norvegia e all’estero.
Secondo Breivik il numero dei ‘Cavalieri della Giustizia’ che pianificano attentati solitari in Europa occidentale oscilla fra i 15 e gli 80, ma non è chiaro se si tratti di una sua ipotesi o se abbia davvero avuto contatti con questi individui.
L’ideologia razzista e anti-marxista dei ‘Cavalieri Templari’ ricalca quella dei movimenti razzisti bianchi. Sono notevoli le somiglianze con i gruppi fondamentalisti che propugnano l’ideologia dell’Identità Cristiana, come i Sacerdoti di Phineas, che si considerano scelti da Dio come ‘vendicatori’ solitari contro i traditori, e propugnano la ‘Guerra Santa’ (Holy war) contro il mescolarsi delle razze e per il predominio della razza bianca. Anche alcuni gruppi anarchici o animalisti come l’ALF (Animal Liberation Front) propugnano azioni di ‘giustizieri’ individuali.
Come possiamo difenderci da stragisti solitari? Che strumenti abbiamo per identificare chi potrebbe diventare tale?
Breivik scrive con grande lucidità:
“La forza dei nostri nemici, dei regimi marxisti e multiculturalisti dell’Europa occidentale, risiede nella grande quantità di risorse che hanno a disposizione e nelle tecniche investigative avanzate. Ci sono migliaia di telecamere in tutte le principali città europee e c’è sempre il rischio di lasciare tracce di dna, impronte digitali, testimoni o altre prove che alla fine possono condurre all’arresto. Sono superiori sotto ogni punto di vista. Ma ogni mostro dalle sette teste ha un tallone d’Achille: in questo caso la vulnerabilità da parte di cellule composte da uno/due individui”.
Gli attacchi dei ‘lupi solitari’ sono altamente imprevedibili e possono essere ispirati da ideologie diversissime. Non è semplice effettuare una distinzione fra gli estremisti che si ‘limitano’ a predicare l’odio o la violenza – di per sé attività legale in molti paesi occidentali – e quelli pronti a passare all’azione in proprio.
Nella preparazione dell’attacco lo stragista solitario può destare sospetti in un occhio attento:
· quando cerca e acquista le armi;
· quando compie sopralluoghi nei posti dove effettuare l’attacco, probabilmente fotografando e filmando a lungo in ore diverse della giornata e della settimana.
Bisogna sperare che altri ‘lupi solitari’ non abbiano la tenacia e l’intelligenza di Breivik, che da solo è riuscito a mettere da parte 500.000 euro da utilizzare per ‘la causa’ lavorando sodo e vendendo un’azienda di comunicazioni. Il recente attentato inoltre è un caso unico sino ad ora anche perché Breivik non ha cercato di scappare o di farsi ammazzare. Al contrario, come descritto nel manifesto, voleva farsi processare per trasformare il suo processo in un evento mediatico che gli avrebbe permesso di diffondere più rapidamente la sua ideologia.
Breivik era pronto a rischiare un lungo periodo di detenzioni pur di raggiungere il maggior pubblico possibile: questo significa che è bene che ci preoccupiamo non solo dei ‘templari’, ma di tutti quelli che, influenzati dal messaggio di Breivik, potrebbero emularne le gesta.
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