Il summit dello scorso 21 luglio ha posto le basi per la soluzione della crisi finanziaria della zona dell’Euro, indicando nel Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria o EFSF (guidato dalla Germania e formalmente esterno alle istituzioni europee, dunque non necessariamente soggetto alle regole dell’UE per prendere decisioni) l’organismo che potrà (previa modifica del proprio statuto) decidere di finanziare operazioni di salvataggio di stati e banche europee, anche mettendo sul mercato obbligazioni garantite dai finanziatori del fondo.
Ora però le modifiche allo statuto del Fondo debbono venir ratificate dagli stati membri: processo che richiederà settimane, forse mesi.
Poi il limite di spesa del Fondo dovrà essere variato: ora dispone di 440 miliardi di Euro, cifra insufficiente a dar fiducia ai mercati, quando la sfiducia attacca non solo il Portogallo o la Grecia, ma anche l’Italia, o addirittura la Francia. Per far capire ai mercati che i titoli di stato spagnoli o italiani o francesi verranno davvero difesi il Fondo dovrà disporre di una cifra di almeno duemila miliardi, di cui la Germania dovrà pagare di gran lunga la maggior parte. Come reagiranno gli elettori tedeschi? Anche nel partito di maggioranza l’opposizione a farsi carico del salvataggio del debito degli altri stati è forte. Occorre che gli elettori tedeschi capiscano che è nell’interesse della Germania fare ora questo sforzo finanziario, in cambio di sostanziosi vantaggi futuri. Che cosa vorrà la Germania in cambio di un tale impegno?
Un accenno è venuto il 9 agosto scorso dal ministro tedesco dell’economia Philipp Roesler . Si tratta di un’ipotesi informale, che però fa capire che cosa sta pensando il governo tedesco, in vista della prossima riunione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea a settembre. Roesler ha ipotizzato la creazione di un Consiglio di Stabilità, che avrebbe il potere di controllare la finanza pubblica degli stati dell’Euro e imporre sanzioni agli stati che non hanno i conti in ordine. Questo andrebbe fatto sulla base di una norma costituzionale, da inserire nella costituzione di tutti gli stati membri, che proibisca la spesa in deficit.
Ovviamente concedere a un organo tecnico (non eletto dai cittadini) di imporre stress-test agli stati, e imporre anche sanzioni, significa ridurre drasticamente la sovranità degli stati. E significa anche stabilire un modello cui le finanze di tutti gli stati dovranno adeguarsi, per non subire sanzioni. Se questo modello verrà stabilito nelle attuali condizioni di forza, sarà sicuramente simile a quello tedesco, che va bene per la struttura dell’economia tedesca, ma che potrebbe essere disastroso per l’economia degli stati mediterranei nelle loro attuali condizioni.
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