Ucraina
nuovo inverno al freddo?

12/09/2011

Il 7 settembre 2011 Yuri Boyko, ministro dell'Energia e dell'Industria del carbone ucraino, ha dichiarato che l'Ucraina si oppone alla fusione tra l'azienda energetica di stato Naftogaz e la russa Gazprom. È l’ultimo episodio di un crescente braccio di ferro fra Russia e Ucraina sulla questione del gas.

 

Kiev chiede insistentemente di rivedere gli accordi sul prezzo delle forniture russe di gas, firmati nel 2009 fra l’ex premier YuliaTimoshenko e Vladimir Putin. L’accordo vincola le fluttuazioni del prezzo del gas a quelle del prezzo del petrolio. Perciò l’Ucraina ha visto aumentare il costo del gas da $264 per 1000 metri cubi nel primo trimestre del 2011 ai circa $350 attuali – e si prevede che il prezzo raggiunga quota $400 entro la fine dell’anno, più di quanto pagano molti stati europei, Germania compresa.

 

Dopo l’inaugurazione del gasdotto North Stream il 6 settembre scorso la posizione contrattuale dell’Ucraina nei confronti della Russia si va indebolendo, perchéil gasdotto, che ha una capacità di 55 miliardi di metri cubi, entro un paio di mesi invierà direttamente in Germania e in Europa occidentale, attraverso il Mar Baltico, il 15% del gas russo che attualmente raggiunge l’Europa tramite condutture che attraversano l’Ucraina.

 

La Russia è disposta a rivedere gli accordi soltanto se l'Ucraina accetterà l’adesione incondizionata all'unione doganale con la Russia, e se accetterà la fusione Naftogaz-Gazprom.

 

Per questo l'Ucraina sta cercando alternative alla dipendenza dal gas russo: il 2 settembre scorso ha siglato un accordo da $ 800 milioni con Royal Dutch/Shell per l'esplorazione e l'estrazione del gas da scisti, e ipotizza la costruzione di impianti di rigassificazione del gas liquido (LNG) sulla costa del mar Nero. Si tratterebbe in ogni caso di provvedimenti palliativi, che non renderebbero Kiev indipendente dal gas russo.

 

Se l'Ucraina continuerà ad opporsi alle richieste russe, la Russia potrebbe ricattarla tagliando le forniture di gas, senza neppure doversi preoccupare, come in passato, delle possibili ripercussioni sulle forniture ai paesi occidentali, che riceverebbero comunque il gas attraverso il North Stream (vedi mappa a lato).

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