Il 23 settembre 2011 il generale Bassam Najm El-Din Antakiali, vice comandante delle forze armate siriane, è deceduto per attacco cardiaco. La morte è avvenuta a poche settimane dalla scomparsa del generale siriano Ali Habib, ex Ministro della Difesa, che poco prima della sua morte era stato costretto a dimettersi – esattamente come l’ex ministro degli Interni siriano Ghazi Kanaan, anch’egli morto nel 2005 in circostanze misteriose. Fonti non ufficiali sostengono che Habib e Antakiali, entrambi alawiti, avevano espresso dubbi sulla convenienza di continuare a sostenere Bashar al Assad.
La minoranza alawita in Siria sa bene che la sua sopravvivenza è legata all’attuale regime: se l’attuale governo cadesse, il potere finirebbe nelle mani della maggioranza sunnita. Fra gli Alawiti serpeggia il dubbio che, per salvare il potere alawita, convenga abbandonare Assad come persona.
Il pericolo maggiore per il regime di al Assad non proviene dai manifestanti, sottoposti a controlli pesantissimi, quanto da quegli Alawiti che pensano che deporre Al Assad e gestire direttamente il potere (come è stato fatto in Egitto) potrebbe riportare la calma nel paese.
Al Assad sta epurando la sua cerchia e licenziando i dubbiosi per paura che cospirino contro di lui. La lista degli epurati si allarga: tre promettenti ufficiali sono stati recentemente dimessi dal servizio: il gen. Fuad Nassif, capo della Sezione 251; Amin Sharabo, capo della sezione 9; e anche il suo vice Jalal Al Hayek. Assad li sostituisce con i vecchi generali, già in pensione, che repressero le rivolte dei Fratelli Musulmani negli anni ’80.
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