A partire dal 2007 è in corso una guerra di intelligence fra gli USA (e i suoi alleati) e l’Iran.
Eccone alcuni episodi:
· la fuga in Occidente di ufficiali iraniani in possesso di informazioni sul programma nucleare iraniano;
· la cattura da parte degli iraniani di militari britannici nello Shatt-al-Arab;
· l'assassinio di scienziati nucleari iraniani;
· l'uso del virus Stuxnet per ostacolare il processo di arricchimento dell'uranio;
· la fornitura di armi da parte dell’Iran a milizie in altri paesi del Medio Oriente (Hezbollah) per contrastare la pressione occidentale. Questo si nota di più in Iraq e Libano, ma succede anche in Yemen, Afghanistan, Siria, Territori palestinesi, Arabia Saudita e altri stati del golfo.
Un’accelerazione si è avuta l’11 ottobre 2011, quando il Dipartimento di Giustizia statunitense ha annunciato l’arresto di due uomini per essere parte di un complotto organizzato dalle forze al Quds, reparto speciale delle Guardie della Rivoluzione Iraniane, per uccidere l'ambasciatore saudita negli USA, Adel al-Jubeir.
Pochi giorni più tardi, il 12 novembre 2011, un’esplosione ha danneggiato una base missilistica delle Guardie della Rivoluzione uccidendo 17 persone, tra cui un ufficiale di alto grado che è una figura chiave nel programma missilistico iraniano. L'Iran ha dichiarato trattarsi di un’esplosione accidentale, ma secondo fonti ufficiose si è trattato di un atto di sabotaggio dell'intelligence israeliana.
Lo stesso giorno il governo del Bahrain ha denunciato il complotto di cinque Iraniani che avevano attraversato Siria e Qatar per colpire obiettivi governativi e diplomatici in Bahrain. L'Iran ha – ovviamente – negato ogni coinvolgimento bollando l'avvenimento come una montatura – come il complotto contro l'ambasciatore saudita.
Il giorno dopo Ahmad Rezai, figlio di Mohsen Rezai – segretario del Consiglio per il Discernimento iraniano, ex comandante delle Guardie della Rivoluzione e candidato presidenziale – è stato trovato morto in una stanza di hotel a Dubai. Il suo vice ha dichiarato che la morte del figlio di Rezai è sospetta in quanto causata da uno shock elettrico; tuttavia qualcuno sostiene che si tratti di suicidio.
Secondo un articolo apparso sul "Los Angeles Times" il 20 novembre, la CIA avrebbe deciso di sospendere le operazioni in Libano a seguito dell'arresto di diversi informatori; a pochi giorni di distanza il governo iraniano ha annunciato l’arresto di dodici ‘spie’ della CIA.
Il 21 novembre, poco dopo la pubblicazione del rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Regno Unito e Stati Uniti hanno varato nuove sanzioni contro l'Iran che colpiscono i settori energetico e finanziario: ad esempio Londra ha preso una decisione senza precedenti bloccando le attività della Banca Centrale Iraniana nel Regno Unito, cui è seguita decisione analoga da parte del governo canadese.
Secondo fonti ufficiose il 28 novembre si sarebbe verificata un’esplosione a Isfahan, una delle più grandi città dell'Iran nonché sede di numerose strutture militari di ricerca – alcune in campo nucleare.
Lo stesso giorno il Consiglio dei Guardiani ha votato l’espulsione dell’ambasciatore britannico, e il giorno dopo un gruppo di manifestanti – probabilmente prezzolati dal regime – ha devastato l’ambasciata britannica a Teheran e il complesso residenziale che ospitava i diplomatici inglesi.
Il 1° dicembre l'Unione Europea ha approvato nuove sanzioni contro 180 soggetti (individui e aziende) responsabili di offrire sostegno al terrorismo e al programma nucleare iraniani – ma ha rifiutato la proposta francese di imporre un embargo totale sul petrolio iraniano.
Il 4 dicembre un ordigno rudimentale è esploso davanti all'ambasciata britannica a Manama, nel Bahrain, danneggiando alcuni veicoli parcheggiati lì vicino.
Il giorno successivo fonti ufficiali statunitensi hanno confermato che l'Iran ha recuperato un drone americano (UAV) RQ-170 “Sentinel” su territorio iraniano, probabilmente abbattuto dalle forze di sicurezza della Repubblica Islamica – anche se qualcuno sostiene che gli Iranianisiano riusciti a introdursi nel sistema di comando del drone.
Vi sono buone ragioni per credere che la guerra fredda tra l'Iran e i suoi nemici continuerà a lungo. Il ritiro statunitense dall'Iraq creerà un vuoto di potere che gli iraniani sono ansiosi di riempire. La prospettiva che l'Iran si crei una sfera di influenza dal Mediterraneo all'Afghanistan occidentale spaventa i paesi della regione come Israele e Turchia, ma anche gli Stati Uniti.
Un attacco militare contro l’Iran sarebbe difficile, rischiosissimo, e probabilmente causerebbe l’interruzione del flusso del petrolio dal Golfo Persico. Perciò Israele, USA e i loro alleati utilizzano altri mezzi per indebolire Teheran per spezzarne l’influenza, contrastare le manovre della Siria in Iraq e tenere a bada Hezbollah in Libano – senza contare i tentativi di contrastare il programma nucleare iraniano con armi non convenzionali.
Ogni attività segreta richiede una grande quantità di raccolta di informazioni. Man mano che le azioni sotto copertura si fanno più intense, aumenta anche il rischio di inefficienza: infatti capita sempre più spesso che i cyber-attacchi vengano individuati e neutralizzati.
Se tanto impegno viene profuso in questa guerriglia non convenzionale significa che la posta in gioco è altissima, che la guerriglia non cesserà per lungo tempo e che il comune sforzo contro l’Iran implica un ottimo livello di collaborazione fra gli USA, Israele, la Gran Bretagna e alcuni stati del Golfo, e probabilmente anche con la resistenza clandestina iraniana.
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