Il 6 dicembre 2011 Hillary Clinton ha incontrato a Ginevra i vertici in esilio del Consiglio Nazionale Siriano, fra cui il leader Burhan Ghalioun. In quest’occasione la Clinton ha dichiarato che il CNS non può considerarsi il rappresentante di tutte le opposizioni, invitandolo a prendere contatto con altri oppositori di ogni tipo ed etnia. Lo stesso giorno il dipartimento di stato americano ha annunciato il rientro in Siria dell’ambasciatore statunitense Robert Ford. Queste mosse indicano che gli USA non intendono agire concretamente contro la Siria.
L'opposizione siriana – composta per lo più da sunniti – è divisa, e finora non è emerso un gruppo coeso ed omogeneo capace di guidare il paese e di evitare la guerra civile in Siria. Inoltre la comunità internazionale, compresa la Turchia, non sembra disposta ad offrire appoggio logistico – ovvero basi militari da cui operare – alle opposizioni.
Dal 28 novembre il CNS ha iniziato a collaborare con l’Esercito Libero Siriano (ELS) (vedi articolo), gruppo composto per lo più di ufficiali sunniti di medio-basso rango usciti dall’esercito siriano, che negli ultimi mesi ha svolto un ruolo fondamentale nella lotta contro il regime. Il governo siriano ha reagito scatenando una violenta propaganda contro l’Esercito Libero Siriano e accusandolo anche di azioni che non ha mai rivendicato – come l’esplosione di un oleodotto a Homs, di cui si sa ancora poco.
Assad non è disposto a farsi da parte: negli ultimi giorni ha dichiarato di poter ancora contare sull’appoggio della maggioranza dei siriani e ha bollato come false le testimonianze e i video che documenterebbero violazioni dei diritti umani.
Restano molte incognite anche sulle intenzioni turche: nonostante Ankara abbia denunciato a più riprese il regime siriano, nei fatti è sempre stata molto cauta. I Turchi temono che l'instabilità siriana sfoci in un esodo di profughi e porti a un aumento delle attività dei separatisti kurdi ai confini turchi.
È chiaro che la Turchia non se la sente di intervenire militarmente contro la Siria senza l’appoggio finanziario e militare della NATO.
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