Estratto da un articolo di Khaled Abu Toameh per Hudson New York, dicembre 2011.
Le autorità egiziane hanno finalmente iniziato a concedere la cittadinanza egiziana ai bambini nati da madre egiziana e padre palestinese. Sono circa 500 i ragazzi che otterranno il passaporto e avranno il diritto di vivere e lavorare in Egitto liberamente, senza correre il rischio di essere detenuti o deportati. I Palestinesi in Egitto sono circa 100.000.
L’Egitto è solo solo uno dei tanti paesi arabi dove vige l’apartheid nei confronti dei Palestinesi: a eccezione della Giordania infatti i paesi arabi hanno sempre rifiutato la cittadinanza ai Palestinesi, dichiarando che questa decisione mirava a ‘proteggere l’identità palestinese’.
In molti paesi arabi i Palestinesi non hanno il diritto di comperare casa e/o terra, non possono svolgere lavori nel settore pubblico. […] Per gli Arabi palestinesi è più semplice acquistare casa nella Gerusalemme israeliana che in Kuwait, a Doha, a Beirut o in Bahrain. […]
Gli Egiziani furono anche i primi a sbarazzarsi dei campi profughi. […] Dopo la nascita di Israele nel 1948 decine di migliaia di Palestinesi scapparono in Egitto. Re Faruq non aveva intenzione di accoglierli, perciò ordinò lo smantellamento dei campi profughi, la cui popolazione fa mandata nella Striscia di Gaza, allora protettorato egiziano. Per vivere in Egitto i Palestinesi dovevano avere un ‘garante’.
L’ex presidente Gamal Abdel Nasser allentò le proibizioni permettendo ai palestinesi di studiare nelle scuole e nelle università pubbliche. Tuttavia non abrogò la legge, abrogata ora, che negava la cittadinanza ai figli nati da matrimoni misti fra Egiziani e Palestinesi.
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