Teheran: ennesima prova di forza
o canto del cigno?

12/01/2012

10 gennaio 2011

A cavallo fra dicembre e gennaio la marina militare iraniana ha organizzato 10 giorni di esercitazioni militari nello stretto di Hormuz per dimostrare all’Occidente di avere la forza di bloccare il traffico di petrolio nel Golfo Persico in caso di necessità.

Teheran è ormai certa che UE e USA impongano un pesante embargo sulle esportazioni del petrolio iraniano – che conta per il 55% delle entrate governative e l’80% delle entrate provenienti dall’estero – infierendo un duro colpo all’economia iraniana, che versa già in una condizione difficili. Dopo le ultime sanzioni la valuta locale – il rial – ha perso circa il 50% del proprio valore.

Per impedire il varo di nuove sanzioni il regime dei mullah ha minacciato di chiudere lo stretto di Hormuz e di bloccare le esportazioni di petrolio in Occidente.

Ma l’Iran è davvero capace di chiudere lo Stretto di Hormuz? E  quali sarebbero le conseguenze?

Sul piano militare per bloccare il transito di petrolio l’esercito iraniano e le Guardie della Rivoluzione dovrebbero sconfinare in territorio omanese, il che spingerebbe – con ogni probabilità – Muscat e gli altri paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo a intervenire.

Inoltre  a partire da marzo l’Arabia Saudita e altri Emirati potranno servirsi dell’oleodotto che passa dall’emirato di Fujairah evitando lo stretto di Hormuz (vedi mappa a lato). L’Arabia Saudita, rivale regionale della Repubblica Islamica, grazie alle sue grandi riserve potrebbe immettere sul mercato fino a 1,5 milioni di barili al giorno per rimpiazzare il greggio iraniano, mentre Iraq, Kuwait e Emirati Arabi Uniti potrebbero coprire la parte mancante.

Anche sul piano interno la situazione non è molto buona. Di recente Ali Saeedi, rappresentante del leader supremo presso le Guardie della Rivoluzione, ha dichiarato che il regime si trova con le mani legate perché gli oppositori godono ancora di grande sostegno nella popolazione.

È improbabile che Teheran voglia davvero giocare il tutto e per tutto scatenando una guerra con l’obiettivo di ricompattare la popolazione contro un nemico comune. Più probabilmente si tratta di bluff per prendere tempo e accelerare la corsa verso l’arma atomica – come sembrano confermare i rapporti dell’AIEA. 

Davide Meinero

 

 

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.